Quello greco è un popolo fiero. Ha scelto di rischiare di scivolare fuori dall’Europa e di impoverirsi ancora di più piuttosto che subire la dittatura della finanza e di un’Europa dove ora comanda solo la Germania.
I greci all’80% vogliono l’Europa. Ma il 61% ha detto che vuole un’Europa politica, dei popoli e della solidarietà. Un’unione tra pari, non un’Europa dove comandano i più forti e gli altri o s’adeguano o sono esclusi; dove gli aiuti comunitari servono a finanziare le banche invece che favorire lo sviluppo e a contrastare la povertà.
E’ un messaggio fortissimo alla politica. Per di più trasversale e perfino classista: ha votato no chi sta peggio, hanno votato sì i più ricchi.
C’è un’idea alternativa dell’Europa dietro il voto greco. Un’idea che non mi sembra molto diversa da quella degli Stati Uniti d’Europa a cui pensavano i nostri padri europeisti e la sinistra europea. Ma oggi, purtroppo, non si può non constatare che Hollande, Shultz e Renzi – cioè la sinistra dei grandi paesi europei che dovrebbe fare la differenza – al di là delle parole, nei fatti sono allineati alla Merkel.
Voglio sperare che nelle prossime ore, che saranno decisive per il futuro dell’Europa, quel messaggio venga colto e quell’idea rilanciata. Altrimenti temo che l’Europa che tutti vorremmo – l’Europa che vive in pace, unisce i popoli e li aiuta a vivere meglio e a prosperare – diventerà sempre più lontana. E il nostro Paese, dopo l’uscita della Grecia (se ci sarà), diventerà il primo della lista.