Il pugile kosovaro campione del mondo, morto per la jihad
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Il pugile kosovaro campione del mondo, morto per la jihad

Un kosovaro emigrato prima in Germania e poi in Svizzera che era diventato campione del mondo di kickboxing è diventato guerrigliero islamico ed è morto giorni fa in Iraq

Il pugile kosovaro campione del mondo, morto per la jihad
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redazione Modifica articolo

9 Luglio 2015 - 12.36


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Valdet Gashi, che come albanese del Kosovo dopo l’emigrazione in Germania all’età di sei anni era riuscito a ritagliarsi un ruolo di rilievo nel mondo sportivo, è morto una settimana fa in Siria combattendo per la “jihad” islamica. Aveva moglie e due figlie, ma qualche tempo aveva abbandonato famiglia e palestra per unirsi alle bande del Califfato, e nonostante gli appelli del fratello non si era più fatto vivo.

A raccontare la storia è stata la tv svizzera, che ha riferito della fine del 29 enne ex campione con toni quasi accorati. Gashi era riuscito a vincere prima il titolo di campione tedesco di “thaiboxing”. poi era diventato addirittura campione del mondo di “kickboxing” , la disciplina di origine orientale che unisce la boxe alle arti marziali e consente di colpire l’avversario anche con calci bene assestati. A dare notizia della morte è stato il fratello del campiome, anche se non si sa bene come l’abbia ricevuta: il giovane si era trasferito da tempo a Wintethur , nella Federazione elvetica, dove qualche tempo fa aveva aperto anche una palestra chiamata “MMA (Mixed Martial Arts) Sunna”. Lì dentro allenava tre giovani fra i 16 ed i 20 anni di età 16-20, e pare abbia aderito all’ISIS assieme alla sorella di uno dei suoi atleti, con la quale sarebbe partito per la Siria. Molti frequentatori della palestra frequentavano la stessa moschea di Winterthur.

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Le foto di Valdet Gashi ai tempi dei suoi trionfi sportivi, se riviste oggi , indicano in qualche misura il procedere di un cambiamento che forse neppure i familiari avevano potuto intuire: le immagini di qualche anno fa mostrano un giovane dal fisico tirato che combatte come un felino, poi man mano che si sommano vittoria e titoli il campione comincia ad esibire una barba di foggia islamica che sembrerebbe quasi stonare con il rutilante contorno di medaglie e cinture. Per quel che se ne sa, comunque, nel gennaio scorso Gashi decise di lasciare l’ Europa e si recò in Turchia, da dove varcò la frontiera per unirsi ai reparti combattenti dello Stato islamico. Alla sua famiglia aveva raccontato addirittura di volersi dirigere in Thailandia, evidentemente faceva di tutto per tenere nascosta la sua scelta.

Da quel momento erano riusciti a raggiungerlo in pochissimi: a metà maggio, i giornalisti della tv svizzera avevano potuto avere con lui una lunga conversazione telefonica, che durò quasi 90 minuti, e soltanto allora l’ex campione svelò per intero la sua scelta di campo: “Voglio fare qualcosa di buono e di morire allo stesso tempo – disse – questo è ciò che mi renderebbe felice, chiedo ai miei amici ed alla mia famiglia di non condannare la mia decisione, perché non conoscono tutta la storia” . Nello stesso periodo su “Facebook” apparvero alcune sue foto dall’Iraq nella nuova veste di guerrigliero: stava combattendo sulle sponde del fiume Eufrate, ed apparvero dichiarazioni in cui giustificava le barbare esecuzioni compiute dai suoi compagni di fede.

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Prima di lui un altro dei suoi allievi – Hayan, vent’anni che aveva scelto i nome di battaglia di Muhamad al-Kurdi, era morto in Siria combattento per lo schieramento opposto, e Gashi aveva pubblicamente pianto la morte del suo “amico curdo ” sostenendo che presto avrebbero potuto ” incontrarsi di nuovo nel Jannah-al-Firdaus “, il paradiso musulmano. Inutilmente famiglia daveva criticato la sua decisione di unirsi ISIS: il padre Enver aveva detto che “il posto di Valdet è con noi , con le sue figlie, sua moglie e i suoi genitori. Voglio che ponga fine a questa assurdità e spero che un giorno torni da noi, perché il suo posto è qui e non altrove”. Intanto l’associazione sportiva di Winthentur prende una posizione che dimostra tutta l’impotenza dell’ Occidente di fronte ad un simie fenomemo: propone di privare Valdet Gashi dei titoli sportivi che aveva conquistato.

Fonte: SRG, Agenzie

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