E’ fin troppo facile prendersela con Tsipras e il suo nuovo Ministro delle Finanze. Ma, disastro ulteriore a parte, il percorso appariva obbligato, pur tra i tanti alti e bassi drammatici che lo hanno caratterizzato. E che ora proseguono in patria, dove per Tsipras la prova più difficile non sarà forse in Parlamento ma, i termini politici a causa della assoluta contrarietà della sinistra del suo partito e per larghi settori di opinione pubblica che hanno già manifestato contro, denunciando il tradimento del Referendum.
Le responsabilità di Tsipras sono evidenti, emblematizzate in quel gesto di togliersi la giacca e offrirla agli interlocutori dell’Eurogruppo, ha significare platealmente che si sentiva spogliato di tutto.
Così in effetti è stato, considerando le durissime condizioni imposte, nei contenuti pesantissimi e nelle scadenze di approvazione addirittura ad-horas.
Pur con una onerosa tradizione di non rispetto degli impegni e di scarsa affidabilità, resta punitivo e incomprensibile l’esasperato rigore imposto alla Grecia. Specie avendo presenti le pesanti condizioni che il popolo greco – certo non gli armatori e gli evasori – si trovava ad affrontare con le conseguenti accresciute difficoltà per Tsipras e per la dignità di un popolo intero.
Proprio sul terreno della solidarietà e della comprensione politica della specialissima situazione della Grecia, le Istituzioni europee sono apparse sorde, severe, punitive a senso unico.
Difficile dire quanto la stessa cancelliera Merkel potrà sentirsi soddisfatta. Dovrà in ogni caso fare i conti con la destra rigorista del suo partito, l’opinione pubblica e gli elettori alle prese con un dibattito dentro e fuori il Partito Europeo, orientato prevalentemente addirittura a favore dell’uscita della Grecia.
A parte la chiara posizione di Hollande, favorevole fin dall’inizio all’accordo, riconoscendo una base sufficiente per la trattativa già nelle proposte del governo greco, singolare e sconcertante l’assenza di un qualche protagonismo della socialdemocrazia europea. A cominciare dalla socialdemocrazia tedesca, sostanzialmente allineata e coperta all’ombra della Merkel. Analoga la posizione del nostro Presidente del Consiglio sempre possibilista in direzione di un accordo da raggiungere, senza però significativi contributi di originale apporto. Per tutti resta la grande sfida dei nazionalismi e degli estremismi nei singoli Stati Europei che sono una seria minaccia per il futuro della democrazia europea e lo sviluppo delle sue istituzioni.