“Il primo ministro mercoledì scorso ha chiesto ‘Esiste un’ alternativa? ‘ Ecco, io ho stimato che sì, un’ alternativa c’era”.
A dirlo, in un’intervista a Qn, è l’ ex ministro delle finanze greco Yanis Varoufakis. Il quale sottolinea poi il ‘ricatto psicologico’ subito da Atene: “oggi la guerra non si fa più coi cannoni, ma con la pressione psicologica. In quale paese libero si è mai sentito di banche chiuse per tre settimane? Io capisco Alexis, cosa doveva fare? Ma c’era una alternativa al default, alla resa. Hanno voluto umiliarci e punirci per aver provato a riformare il paese e io mi chiedo non fa parte anche questo del piano di Schaeuble?”.
L’ ex ministro spiega perché ha votato no al pacchetto di riforme previsto dall’accordo con Bruxelles: “in Parlamento sono stato chiamato a dare il mio supporto ad un paradigma che non accetto, quello per il quale fra un fallimento controllato e prestiti tossici scegliamo i secondi e l’ altra opzione, cioè dire no al primo ministro. Ho votato no, ma sono solidale con lui”, “perché dopo tutte quelle ore di trattativa chiuso in una stanza a negoziare con tutti, sotto pressione, non c’è dubbio che lui abbia scelto di fare la cosa che pensava essere migliore per il suo Paese. Io pero’ posso dissentire e per questo ho dato subito le dimissioni”.
Varoufakis esclude di lasciare la politica: “ho deciso di entrare in politica per una sola ragione: dare il mio contributo a Tsipras nella sua battaglia per la ristrutturazione del debito”. “Sono stato il più votato nella regione più grande della Grecia, non lascio il Parlamento”.