I miliziani dello Stato Islamico avevano un solo obiettivo: rivendere i reperti archeologici di Palmira al mercato nero per finanziare la guerra. Ad ostacolarli una persona: Khaled Asaad, 82 anni, per oltre 50 anni direttore delle Antichità di Palmira. Lo hanno decapitato e il suo corpo è stato appeso su una colonna in una piazza del sito storico.
Palmira è famosa nel mondo per uno dei siti archeologici più belli e importanti di tutto il mondo, patrimonio dell’umanità secondo l’Unesco. Rovine, colonne, anfiteatri, fori, palazzi, templi, statue: monumenti noti in tutto il mondo arabo per la loro bellezza. Lo Stato Islamico, come ha già fatto in passato, stava per ditruggere tutto e Asaad ha provato fino all’ultimo giorno di difendere questo patrimonio, gli “idoli” come li chiamano i miliziani.
Asaad era stato arrestato e interrogato per più di un mese dai militanti musulmani sunniti, ah aggiunto Abdulkarim all’agenzia Reuters. L’uomo era noto per diversi lavori scientifici su Palmira, pubblicati su riviste archeologiche internazionali. Nel corso degli ultimi decenni aveva lavorato con missioni archeologiche statunitensi, francesi, tedesche e svizzere.
Un collega Maa’moun Abdul Karim, responsabile dei servizi siriani delle antichità, da tempo lo pregava di partire: “Gli ho detto per mesi di andarsene e venire a Damasco con la famiglia, ma lui ha rifiutato. Diceva che era legato a Palmira e che non se ne sarebbe andato anche se gli fosse costata la vita”.