Thailandia: migranti dalla Birmania fatti diventare schiavi
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Thailandia: migranti dalla Birmania fatti diventare schiavi

Due giornalisti erano finiti sotto processo per aver denunciato le complicità della marina nel traffico. Ma sono stati assolti.

Thailandia: migranti dalla Birmania fatti diventare schiavi
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1 Settembre 2015 - 10.05


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Un giornalista australiano e una collega thailandese sono stati assolti questa mattina a Phuket dall’accusa di aver diffamato la Marina thailandese, per aver riportato un paragrafo dell’agenzia Reuters in cui si puntava il dito contro alti ufficiali militari implicati nel traffico illegale di Rohingya dalla Birmania. Alan Morison (67 anni) e Chutima Sidasathian rischiavano sette anni di reclusione per i contenuti pubblicati sul loro quotidiano online “Phuketwan”, nell’ambito di una loro inchiesta sullo sfruttamento dei rifugiati musulmani Rohingya.

“Erano due anni che aspettavamo questo giorno. I giudici hanno fatto il loro lavoro”, ha dichiarato Chutima dopo la lettura del verdetto. In fuga dalla Birmania a bordo di squallidi barconi, i Rohingya approdano spesso sulla costa occidentale thailandese, dove finiscono preda di organizzazioni di trafficanti che li tengono in schiavitù fino a che le famiglie non pagano un riscatto. In un articolo del 2013, “Phuketwan” aveva pubblicato alcune righe prese da un’inchiesta della Reuters, che nel 2014 è stata premiata con il premio Pulitzer.

Nell’articolo, si accusavano alcuni ufficiali di aver ricevuto denaro per chiudere un occhio sul traffico dei Rohingya. Il paragrafo aveva però spinto la Marina thailandese a denunciare il piccolo quotidiano online – e non l’agenzia – per diffamazione, in riferimento a “informazioni false che hanno danneggiato la reputazione della Marina”. Il caso, considerato un esempio di come lo spazio per la libertà di espressione in Thailandia sia in via di restrizione sotto l’attuale giunta militare, era stato condannato dalle più importanti organizzazioni per i diritti umani.

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