Non rimandateceli
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Non rimandateceli

In Ungheria si minaccia di usare l’esercito per rispedire i profughi verso la Serbia ma questo metterebbe in moto un’assurda reazione a catena. Belgrado è stata di esempio

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redazione Modifica articolo

7 Settembre 2015 - 11.16


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Gli annunci in base ai quali l’ Ungheria sarebbe pronta a rispedire i migranti in Serbia schierando i soldati al suo confine meridionale sono “preoccupanti”, dice Aleksandar Vulin, ministro del lavoro a Belgrado, e questo potrebbe compromettere i rapporti fra i due Paesi che finora sono rimasti buoni.

Nonostante le condanne che si moltiplicano da ogni parte del mondo, il regime di Viktor Orban sembra deciso a insistere nella linea di un “pugno di ferro” che finora ha creato soltanto nuovi problemi, ma se davvero respingesse le ondate di rifugiati mediorientali in territorio serbo, questo accentuerebbe in misura insopportabile i problemi del solo Paese che fino ad oggi nei Balcani si sia distinto per tolleranza e accoglienza, anche andando al di là dei suoi mezzi.

Per questo in un’intervista televisiva Vulin dichiara che “quei migranti che hanno attraversato in confine dalla Serbia all’Ungheria non saranno rimandati indietro, e ha aggiunto Serbia vuole mantenere buoni rapporti con l’Ungheria.”
Secondo lui, “l’intera procedura di restituizione di quelle persone non è così semplice, anzi in base alle leggi ed agli accordi di Dublino quelle persone dovrebbero essere rimandate dall’Ungheria nel primo Paese dell’Unione europea in cui hanno messo piede, che la Grecia “.

“Non c’è stata ancora nessuna decisione in merito, ma la posizione europea è chiara: se mai queste persone venissero inviate dall’Ungheria alla Serbia, e poi noi dovressimo mandarle indietro in Macedonia, e poi da là in Grecia si verificherebbe uno scenario di caos. Nessuno ha interesse a farlo accadere”. Commentando le dichiarazioni provenienti da funzionari ungheresi, il ministro serbo ha chiesto “di calmar ele tensioni calmanti e di abbandonare l’uso di un linguaggio duro nella politica: la recinzione di confine costruita dall’Ungheria non fermerà la vita, ed i valori cristiani non si dindono con il filo spinato.”

“Il muro ungherese – continua Vulin – può rallentare queste persone nel loro cammino verso l’Europa, o dove altro sono dirette, ma poi ci dovrà essere una politica dei campi di raccolta perché si muoveranno attraverso la Romania, la Croazia, o la Bosnia. È impossibile rinchiudere 100 mila persone dietro barriere. Nessuno può pensare seriamente di costringere un gran numero di migranti a tornare alla Serbia ,e se qualcuno facesse questo tentativo la Serbia reagirebbe in linea con i suoi interessi e come Paese sovrano.”Il ministro ritiene che la crisi migrante è “una grande sfida per tutta l’Europa, e a meno che l’Unione europea non riesca a stabilire le stesse regole per tutti i 28 membri per quanto riguarda il trattamento dei migranti , è lecito chiedersi anche se la UE potrà sopravvivere nella sua forma attuale . ”
Anche l’ ambasciatore russo Aleksandr Chepurin dice che la Serbia corre il rischio reale di una “onda inversa dei migranti” che potrebbero essere rimandati indietro da alcuni Paesi della UE.
“potrebbe diventare ostaggio della politica migratoria inefficiente dell’Unione “, ed in ogni caso sarà impossibile tornare migranti in Grecia , il primo Paese dell’UE in cui hanno messo piede. giacchè iI soggiorno di immigrati in quel Paese non corrisponde agli standard europei”.

“Nel modo in cui trattare i rifugiati a Serbia ha dato una lezione UE – aggiunge l’ex ministro degli Esteri portoghese, Luis Amado- questa non è una questione di immigrazione, è una crisi umana e geopolitica che è il risultato di errori commessi da parte dell’Unione europea negli ultimi dieci anni “.

Fonte: Rosa Tv, Blic

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