Burkina Faso: dopo il golpe l'accordo, torna presidente Kafando
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Burkina Faso: dopo il golpe l'accordo, torna presidente Kafando

A una settimana dal golpe il presidente di transizione, Michel Kafando, ha ripreso le sue funzioni. Analisi sulla situazione e reportage che racconta l'ultima settimana.

Burkina Faso: dopo il golpe l'accordo, torna presidente Kafando
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23 Settembre 2015 - 18.58


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In alto il reportage di Joe Penney da Ouagadougou, Burkina Faso. A seguire l’aggiornatissimo testo di Radio Vaticana [url”Burkina Faso: trovato accordo, torna presidente Kafando “]http://it.radiovaticana.va/news/2015/09/23/burkina_faso_trovato_accordo,_torna_presidente_kafando_/1174105[/url] in cui Elvira Ragosta ha raccolto l’analisi di Enrico Casale, redattore della rivista “Africa” dei Padri Bianchi.

A una settimana dal golpe in Burkina Faso[/b], il presidente di transizione, Michel Kafando, ha ripreso le sue funzioni questa mattina. L’accordo tra le due frange dell’esercito, quella golpista e quella lealista, è stato trovato nella tarda serata di ieri nel palazzo di Mogho Naba, re delle comunità Mossi, principale etnia del Paese. I vescovi del Burkina Faso, in un comunicato pervenuto all’Agenzia Fides, hanno condannato il golpe che “ha messo brutalmente fine al processo di transizione e alle attese di un intero popolo” e invitano alla preghiera per la pace nel Paese, lanciando un appello alle parti coinvolte perché risolvano la crisi con “un dialogo vero, chiaro, franco e rispettoso dei valori per i quali il popolo è insorto”. Il golpe era avvenuto lo scorso 17 settembre per mano del Reggimento di sicurezza presidenziale, unità di élite dell’esercito burkinabé. A guidare i golpisti, tutti fedelissimi dell’ex presidente Comaporé, il generale Deindéré. L’accordo, che dovrà essere ratificato sotto l’egida dell’Ecowas, rimette in moto il processo di transizione democratica nel Paese africano che lo scorso ottobre, dopo una serie di manifestazioni popolari, ha deposto l’ex presidente Compaoré, al potere per 27 anni. Sull’accordo Elvira Ragosta ha raccolto l’analisi di Enrico Casale, redattore della rivista “Africa” dei Padri Bianchi:

R. – Questo accordo è importantissimo perché rappresenta un primo riavvicinamento tra i golpisti della guardia presidenziale, da una parte, e l’esercito e il governo di transizione, dall’altra. L’accordo prevede l’aqquartieramento della guardia presidenziale nelle proprie caserme e il ritiro dell’esercito in un raggio di 50 km dalla capitale. Quindi, si è disinnescato il pericolo di uno scontro tra le due parti. Va detto che questo, però, è un accordo di massima che è stato siglato sotto l’ala protettrice di questo capo tribale che è una delle massime autorità morali del Burkina Faso. La ratifica di questo accordo verrà fatta prossimamente sotto l’egida dell’Ecowas, cioè la Comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale.

D. – Ora che prospettive si aprono per il Paese e cosa sarà delle due ali dell’esercito, quella golpista e quella lealista?

R. – Io credo che a breve termine sicuramente rimarranno. A medio e lungo termine, può essere che la guardia presidenziale venga riassorbita dalle Forze armate. Detto questo, il futuro potrà essere positivo se a mio parere verranno riammessi alle elezioni i vecchi leader legati al presidente Blaise Compaoré. Non è detto che poi questi leader verranno rieletti, perché la popolazione è in larga parte ostile a un ritorno della vecchia classe politica legata al presidente che ha governato per 27 anni. Certamente, le elezioni non verranno tenute l’11 ottobre, come era previsto, ma verranno spostate più avanti. Si parla della fine di novembre e saranno elezioni più inclusive, nel senso che tireranno dentro anche i vecchi leader legati a Compaoré. E secondo me, questo darà ancora più forza ai movimenti democratici che hanno portato alla caduta di Compaorè, perché avranno più stimolo ancora di più a entrare in campo, a giocare fino in fondo la partita per riuscire a vincere le elezioni.

D. – Il fatto che l’intesa sia stata trovata con la mediazione del re delle comunità Mossi rappresenta un fallimento nella fase di mediazione precedente della comunità economica degli Stati dell’Africa occidentale?

R. – No, io credo che l’aver coinvolto i capi tradizionali significa aver coinvolto una parte importante della società civile burkinabé. Non solo, ma significa anche che la soluzione è arrivata dall’interno e non è stata imposta dall’esterno. Comunque, la mediazione dell’Ecowas è stata importante perché ha dato la possibilità ai burkinabé di incontrarsi, ha favorito l’incontro tra le diverse anime della politica burkinabé.

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