Botta e risposta con Noam Chomsky sulla politica estera Usa
Top

Botta e risposta con Noam Chomsky sulla politica estera Usa

Chomsky: per la Siria occorre di un accordo diplomatico che coinvolga il governo di Assad, che ci piaccia o no, e coinvolga le opposizioni, che ci piaccia o no.

Botta e risposta con Noam Chomsky sulla politica estera Usa
Preroll

redazione Modifica articolo

6 Ottobre 2015 - 10.06


ATF

Noam
Chomsky è un intellettuale dissidente di fama mondiale, linguista, scrittore e
professore emerito al Massachusetts Institute of Technology, dove ha insegnato
per oltre mezzo secolo. Chomsky ha scritto più di cento libri, compreso
l’ultimo, “Because We Say So”, una collezione delle sue rubriche
mensili. Dopo il suo discorso presso The New School, ha risposto alle domande
del pubblico.

Qui il discorso completo presso The New
School (in inglese):

 

Estratto
in italiano:

“In che modo gli Stati Uniti
hanno sostenuto l’Islam radicale?”

Come accennavo, allo stesso modo della Gran
Bretagna in passato. Non mi dilungherò sulla dominazione britannica, ma se
volete approfondire c’è un libro molto esaustivo sull’argomento scritto da
un’importante storico e diplomatico inglese, Mark Curtis, che ne parla nei
dettagli, riprendendo documentazione storica, su come la Gran Bretagna ha
sostenuto l’Islam radicale durante il suo periodo di dominazione.

Gli Stati Uniti l’hanno fatto sempre. Il
centro dell’Islam radicale, dell’estremismo islamico, è l’Arabia Saudita,
indubbiamente. Loro sono l’origine della ‘wahabizazzione’ della regione, che
come afferma Patrick Cockburn ne è uno dei principali sviluppi nell’era moderna.
Chi è il principale sostenitore dell’Arabia Saudita? Siete voi. Sapete, è dove
vanno a finire le vostre tasse. È stato così per lungo tempo. Proprio adesso decine di miliardi di dollari in armi spedite durante il governo Obama, ma la
faccenda risale a molto prima.

Infatti, le forti relazioni con Israele si
sono sviluppate in questo quadro. Con gli Stati Uniti c’erano rapporti, ma non
consueti, durante gli anni ’50 e ’60. Questi sono cambiati nel 1967. Cosa è
successo nel ’67? Israele ha svolto un enorme servizio per gli Stati Uniti e i
suoi alleati sauditi. L’Arabia Saudita è stato e resta il centro
dell’estremismo e fondamentalismo islamico, con ramificazioni nei movimenti
jihadisti e via dicendo, ISIS compreso. A quel tempo, il centro del nazionalismo
laico era l’Egitto di Nasser, e ci fu un conflitto tra i due. Infatti, ci fu
una guerra. Allora si scontrarono nello Yemen. Israele ha inferto un grave
colpo al nazionalismo laico. Ha annientato l’esercito egiziano e la Siria,
salvato l’Arabia Saudita e procurato una grande manna per gli Stati Uniti. E
infatti, se risalite ad allora, è proprio in quel momento che i rapporti non
così stretti tra Israele e Stati Uniti si rafforzano.

Infatti da allora continuano. Potrei fare
molti altri esempi se ne avessi il tempo. Ma quello è stato uno schema
costante. Ci sono state alcune eccezioni qua e là. Così qualche volta gli Stati
Uniti hanno sostenuto stati islamici laici. L’esempio più lampante e
interessante è Saddam Hussein, che era immensamente amato dall’amministrazione
Reagan e da quella di Bush I.

Potrei darvi i dettagli, ma sostenevano
così tanto Saddam Hussein che gli è stato concesso quello che è stato concesso
soltanto a Israele, a nessun altro. Gli fu permesso di attaccare una nave
americana, uccidendo due dozzine di marinai americani, e se l’è cavata con una
tirata di orecchie. Israele ha fatto la stessa cosa nel 1967. Saddam Hussein
nel 1987. E l’amicizia con Saddam Hussein era così enorme che gli fu concesso
quel diritto. E si trattava di uno stato laico. Infatti, George Bush n.1 invitò
persino ingegneri nucleari iracheni negli Stati Uniti per un corso avanzato
nella produzione di armi nucleari. Questa è una relazione molto stretta. Dunque
ci sono casi in cui gli Stati uniti hanno sostenuto l’Islam laico, ma
generalmente è stato il fondamentalismo islamico a beneficiare del sostegno
degli USA, come della Gran Bretagna in passato.

“Perché gli Stati Uniti non
aiutano di più i rifugiati siriani?”

Beh questa è una domanda che dovreste
farvi. Perché non facciamo di più? Dopotutto siamo già abbastanza generosi.
Credo che ne siano già stati accolti circa 2.000, dopo svariati anni di attesa.
Ma è una domanda molto seria. Può essere generalizzata. Ci sono altri
rifugiati. Che dire dei rifugiati dall’Honduras? Quella è l’origine principale
di ciò che noi qui (negli Stati Uniti, ndt)
chiamiamo crisi dei rifugiati. La maggior parte arriva dall’Honduras. Perché?
Beh è accaduto qualcosa in Honduras un paio di anni fa. C’è stato un golpe
militare, che ha rovesciato un governo democratico. Gli Stati Uniti sono stati
praticamente gli unici a sostenerlo. E il risultato del golpe militare è una
storia dell’orrore. Era già abbastanza brutta, ma adesso è diventata orrenda.
Così la gente fugge, e dunque dobbiamo costruire un muro alto un miglio lungo
il confine texano o dovunque sia. Quindi sì, sono domande giuste.

“E’ la stessa dottrina Obama di
fronte alla Siria?”

Washington non ne ha idea. È ovvio. Ed è un
po’ difficile incolparli per questo. E’ molto complicato pensare ad un’uscita
costruttiva da questo disastro totale.

Gli Stati Uniti hanno tenuto una posizione
di non intervento, eccetto il fatto di sostenere i loro alleati, che sono molto
evidenti. Come accennavo, la Turchia, alleato della NATO, ha sostenuto il
fronte jihadista vicino ad Al Qaeda, precisamente il fronte al-Nusra, e un paio
di altri. Gli stati del Golfo, anch’essi alleati degli USA, come l’Arabia
Saudita, mentre sono stati grandi sostenitori di ciò che oggi è diventato lo
Stato islamico, dichiarano di non sostenerli direttamente, ma certamente
l’hanno fatto in passato, e i finanziatori del Golfo—gli stati ricchi del
Golfo, stanno ancora probabilmente finanziandoli, come hanno sempre fatto. È
tutto alla luce del sole nel caso del Qatar. Dunque questi sono interventi
indiretti degli Stati Uniti.

L’unica speranza possibile per una
soluzione di questo orrendo conflitto, che sta letteralmente distruggendo il
paese, è il tipo di accordi diplomatici a cui hanno lavorato seri negoziatori,
come Lakhdar Brahimi, un diplomatico internazionale molto ragionevole e
rispettabile. E l’idea principale — condivisa da qualunque analista con i
neuroni funzionanti — è quella di un accordo diplomatico che coinvolga il
governo di Assad, che ci piaccia o no, e coinvolga le opposizioni, che ci
piaccia o no. Non possono esistere accordi che non coinvolgono le due parti in
conflitto. Questo è abbastanza ovvio, proprio come i negoziati in Sud Africa
hanno visto coinvolti i leader dell’apartheid. Non c’è altro modo. Non possono
pretendere altri accordi. E’ perfettamente normale che il governo di Assad non
parteciperà mai a negoziati che prevedano come condizione il suo suicidio. Se
la condizione è questa, continueranno solo a distruggere il paese.
Sfortunatamente questa è stata la posizione degli Stati Uniti sui negoziati.
Gli USA e i suoi alleati hanno chiesto che i negoziati si fondassero sulla
premessa che il governo di Assad non sopravviva. È un governo orribile, e io
non vorrei che sopravvivesse, ma questa è la ricetta per distruggere la Siria,
perché non vi saranno negoziati su queste premesse.

Proprio ora, e di fatto in passato, l’idea
del negoziato è stata sostenuta con forza dai Russi. E infatti, potreste non
averne sentito parlare, ma per coloro che hanno seguito la stampa
internazionale, un paio di giorni fa c’è stata l’interessante rivelazione sulla
stampa britannica sul fatto che nel 2012 i russi presentarono una proposta per
un governo provvisorio che non includesse Assad, ed è stata affossata dagli
Stati Uniti e i governi occidentali. Questo è stato riportato praticamente su
tutta la stampa britannica — The Guardian,
The Independent, Daily Telegraph, e compagnia bella. Non è apparsa negli Stati Uniti
per un po’, ma a un certo punto è apparsa, non sulla carta stampata, per quel
che ne so, ma in un’edizione online del Washington
Post
, in un articolo del solito tenore. In cui si accenna che ne giri voce,
ma che non può essere preso sul serio, e le solite cose, che forse non era
nelle intenzioni, bla bla bla. OK, potete trarne le vostre conclusioni.

Ma se chiedete quale sia la dottrina Obama,
essa non esiste. La dottrina Obama l’abbiamo vista un paio di settimane fa,
quando il Pentagono ha inviato questi 50 combattenti, che sono stati addestrati
per anni, immediatamente catturati, uccisi o neutralizzati, dagli alleati
turchi, e il fronte al-Nusra, come ho accennato, apparentemente con il sostegno
dei servizi turchi. Questa è la dottrina, è il nulla, tranne il sostegno agli
alleati, che stanno nei fatti sostenendo le forze della jihad. Ma quale la
dottrina dovrebbe essere, credo sia molto chiaro. Quali possibilità ci sono per
i negoziati su queste premesse è difficile dirlo: non molte. Ma se riuscite a
pensare ad un’alternativa, dovreste proporla. Non sono state proposte
alternative.

Estratto da: 

Traduzione per Megachip a cura di Eva
Milan.

Leggi anche:  Padre Dall’Oglio: sulla Rai un docufilm sul 'monsignor Romero' di Siria
Native

Articoli correlati