L'Isis fa una strage a Beirut: 41 morti
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L'Isis fa una strage a Beirut: 41 morti

La Croce Rossa libanese ha confermato il ferimento di 200 persone. Si tratta del primo attentato contro Hezbollah dal giugno del 2014.

Attentato a Beirut, fermati alcuni sospettati
Attentato a Beirut, fermati alcuni sospettati
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12 Novembre 2015 - 20.31


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L’Isis ha rivendicato con un comunicato gli attentati di Beirut.


La duplice esplosione è avvenuta nella periferia sud di Beirut, sulla vecchia strada dell’aeroporto internazionale, tra il campo palestinese di Burj Barajne e via Husseiniya, nella periferia sud roccaforte del movimento sciita Hezbollah. Sono almeno 41 le persone uccise e 200 i feriti. Lo riferisce la Croce Rossa libanese. Secondo indiscrezioni, non sono due gli attentatori suicidi ma quattro. La circostanza non è confermata.



Si tratta del primo attentato contro Hezbollah dal giugno del 2014; altri attacchi avvenuti fra il luglio del 2013 e il febbraio del 2014 in diverse zone del paese erano stati rivendicati da gruppi estremisti sunniti. La notizia delle due esplosioni, avvenute simultaneamente, era stata riportata dall’emittente televisiva del movimento sciita, al-Manar, senza fornire dettagli sul numero delle vittime o sulle cause degli scoppi.

I due attentatori. Distanti circa 150 metri l’uno dall’altro, si sarebbero fatti esplodere con un intervallo di pochi minuti all’ingresso di un centro commerciale. Gi attentatori si sarebbero addentrati nel quartiere a piedi, con addosso le cinture esplosive, per evitare i controlli a cui sono sottoposti gli automezzi da quando nel 2013 esplose un’autobomba guidata da un kamikaze. Dopo quell’azione, i gruppi militanti sunniti avevano minacciato nuove rappresaglie contro il movimento sciita, schierato nel conflitto siriano a sostegno delle forze governative di Bashar al Assad.

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Le prime reazioni all’attentato. “Colpire i civili è vile e non ha giustificazioni”. Saad Hariri, figlio ed erede politico di Rafiq Hariri, ucciso in un attentato a Beirut nel 2005, vive da tempo lontano dal Libano per motivi di sicurezza. Da qualche giorno i media libanesi parlano di un suo possibile rientro in patria nelle prossime settimane.




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