Sinjar (Shengal in curdo) è libera da qualche ora. L’attacco decisivo per la liberazione della zona è stato portato avanti nelle ultime 48h dal comando unito Yezida con il supporto aereo degli americani. Il valore militare dell’operazione è fondamentale, nei fatti da oggi lo stato islamico è diviso, Mosul e Raqqa non sono più comunicanti. Dopo la vittoria di Kobane, il ricongiungimento tra i cantoni di Czire e Kobane con la liberazione di Tel Abyad, le perdite subite sotto i bombardamenti russi in Siria, oggi l’Isis subisce un altro durissimo colpo. La notizia da ieri sta facendo il giro il mondo. Ma come spesso accade il racconto è falsato, a detta dei media main-stream la liberazione è stata condotta dai peshmerga del governo regionale e l’esercito statunitense. Vero, ma è solo una parte della storia. La verità è che Shegal è stata liberata dal comando unito Yezida in cui combattono i guerriglieri del Hpg, Yja-Star, Ypj, Ypg e delle brigate ezide Ybs.
Come mai questo non ci viene raccontano? Forse perchè queste donne e questi uomini sono legati al Pkk, e sarebbe complicato spiegare perchè questi partigiani sono ancora considerati terroristi dai governi occidentali, sarebbe complicato spiegare perchè chi libera oggi Shengal subisce nelle stesse ore una guerra dichiarata in Turchia da parte del governo Erdogan, cosi caro e amico al governo americano e a quelli europei. Sarebbe anche scomodo ricordare che nell’agosto 2014 quando l’ISIS attaccò Shengal i peshmerga scapparono condannato la popolazione yezida al genocidio da parte delle bande di Al-Baghdadi. Di fronte al quel massacro solo le unità di difesa curde YpgYpj si mossero dal Rojava conducendo un attacco all’Isis e liberando una parte della zona, salvando la vita a 20.000 persone.
La popolazione yezida decise di aderire all’idea del confederalismo democratico, in questi lunghi mesi sono stati addestrati e formati dalle Ypg/Ypj e oggi hanno liberato la loro Shengal con la loro unità di difesa Ybs. Possono raccontarci la versione che più gli fa comodo, ma noi abbiamo imparato a riconoscere nelle facce, i colori, le bandiere che vediamo oggi a Shengal i simboli della libertà del popolo curdo e dei popoli del confederalismo democratico.