La tattica del Front National per vincere le prossime elezioni regionali comincia a delinearsi. Sembra abbastanza chiaro il fatto che Marine Le Pen abbia deciso di vestire, questa volta, dei panni più istituzionali, lasciando agli altri componenti del partito, o al vasto microcosmo dell’estrema destra l’attacco frontale all’esecutivo.
Il momento, questo è evidente, è particolarmente propizio per chi ha fatto della mistificazione a scopi elettorali la propria cifra stilistica, ma si deve riconoscere all’estrema destra parlamentare, un cambio di strategia degno di un partito più che di un movimento, come, inutile negarlo, era stato fino ad adesso.
La strategia è semplice e mira, come intuibile, alla vittoria, prima alle regionali del 6 e 13 dicembre, poi alle presidenziali del 2017. Subito dopo gli attentati, Marine Le Pen e i candidati del Fronte alle regionali non si sono lasciati andare a dichiarazioni o commenti. La consegna era, a quanto pare, abbastanza precisa: comunicare l’interruzione di ogni attività politica legata alla campagna elettorale. E, in effetti, così è stato.
Solo che, nei minuti immediatamente successivi alle prime notizie della strage, altri esponenti del FN si sono precipitati su twitter e facebook per denunciare ora un governo incapace, ora la condizione d’abbandono del paese sino ad arrivare, in questo caso il post è stato ben presto cancellato, a invitare al voto per l’estrema destra come unica strada percorribile per difendersi dal terrore. Anche la prima dichiarazione pubblica di Marine Le Pen dopo gli attentati, sembrava, ma solo in superficie, orientata al nuovo corso del partito. Nessun attacco diretto al presidente, o almeno nulla di troppo forte, e proposte per far fronte all’emergenza.
Di fatto, però, il cambiamento è solo nella comunicazione. A ben guardare le dichiarazioni di Marine, sua nipote Marion (candidata alle regionali e deputata) e gli altri maggiorenti del partito, quella in atto è una strategia chiara. In pratica si mettono in francesi davanti a un’emergenza, se ne ricostruiscono le cause (nella maniera più conveniente possibile), e si forniscono soluzioni, senza le quali il destino del paese sarebbe già segnato. Paradossale è il caso del presunto coinvolgimento di un rifugiato siriano nelle stragi. Ieri mattina, la leader del Fn diceva in un comunicato stampa: “Almeno un migrante tra i terroristi. La Francia deve bloccare immediatamente l’ingresso di migranti sul suo territorio”.
Cosa significa esattamente “almeno”? Forse che, secondo Le Pen, potrebbero essercene altri. Di conseguenza bisogna chiudere le frontiere e impedire l’arrivo dei rifugiati. Nulla è ancora provato, le notizie sull’origine dell’attentatore in questione sembrano discordanti, eppure il presidente del partito d’estrema destra ha creato un collegamento tra migranti e terroristi funzionale alla sua campagna elettorale. Come dire che non è necessario essere del Front National per rendersi conto che la situazione è talmente grave da richiedere dei provvedimenti che soltanto questo partito propone, e, quindi, votarlo.
Nel suo discorso di ieri al parlamento, Hollande ha annunciato una serie di misure che vanno incontro alle richieste della destra, se non proprio dell’estrema destra, salvo rifiutarsi di avvalersi dei poteri eccezionali. Marine le Pen ha sottolineato di apprezzare il cambio di rotta, ma ha promesso vigilanza rispetto agli aspetti che Hollande non ha trattato, come la lotta all’ideologia islamista. In altre termini, perché votare un’imitazione, quando c’è il Front National?
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