“Siamo i soldati del Califfato”. “Questa è colpa di Hollande”. Continuavano a ripetere sempre le stesse frasi, avevano lo sguardo fisso, perso nel vuoto. “Erano molto nervosi, frenetici e confusi, come sotto l’effetto di qualche droga”. Una settimana dopo gli attentati di Parigi, gli uomini della Brigada de Recherche et d’Intervention, che hanno diretto l’assalto contro i terroristi arroccati nel Bataclan, ricordano quei momenti drammatici.
Il lavoro della BRI consiste nel pedinare e sorvegliare i delinquenti appartenenti al crimine organizzato, hanno come obiettivo ottenere la resa dei rapitori. Ma venerdì scorso non è stato possibile, confida Pascal, il capo della squadra negoziazione. Pascal aveva già gestito le trattative con Amedy Coulibaly al tempo dell’Hyper Cacher.
Alle 22.15 la prima squadra era davanti al Bataclan. Una ventina di agenti della Brigade hanno preso posizione nell’androne.
Alle 22.30 un prima squadra penetra nel pian terreno. Gli uomini scoprono davanti a loro diverse centinaia di corpi aggrovigliati. Niente urla. Niente movimenti. I feriti respirano a malapena. Si mettono all’opera per cercare di capire chi siano i morti e chi i vivi. “Siamo la polizia. Identificatevi, togliete le magliette e tenete le mani in alto, venite avanti!”: la frase è ripetuta di continuo in tutta la sala da concerti. Ma certi ostaggi sono in stato catatonico.