Per il dimenticato Lo Porto nessun funerale di Stato
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Per il dimenticato Lo Porto nessun funerale di Stato

Benissimo onorare la memoria di Valeria Solesin. Ma per il nostro cooperante andato ad aiutare i poveri solo indifferenza

Per il dimenticato Lo Porto nessun funerale di Stato
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24 Novembre 2015 - 16.48


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di Erminia Scaglia
Dunque, cerchiamo di vederci chiaro.
Renzi va al funerale di Valeria Solesin perché ragazza italiana morta per mano di terroristi islamici in territorio europeo. Le esequie si tengono in forma pubblica a Venezia, città di cui Veleria era originaria. La famiglia di Valeria è una famiglia borghese della cittadina lagunare. Valeria ragazza molto intelligente e studentessa modello a Parigi era contro la guerra ed espletava il suo volontariato in Emergency. Gino Strada in un post su twitter l’ha ringraziata pubblicamente. Fin qui non fa una piega.
Lo scorso mese di settembre arriva a Palermo la salma di Giancarlo Lo Porto, cooperante di grande esperienza, impegnato nel supporto umanitario in paesi poverissimi e anche pericolosi. Giovanni Lo Porto, per gli amici Giancarlo, nasce da una famiglia umile nel quartiere Brancaccio alla periferia est di Palermo. Il padre Vito, lavora a Pistoia con uno dei cinque figli. Gli altri tre vivono in città, come la madre Giuseppa. L’unico ad andare lontano dalla Sicilia è lui, protagonista della propria autodeterminazione. Lavora a Londra come piastrellista per pagarsi gli studi presso la London Metropolitan University, dopo la laurea consegue il master. Conosce più di sei lingue. Ha una grande passione per il proprio lavoro di cooperante che lo porterà in Africa e in altri continenti. Lavora per la ong tedesca Welthungerhilfe impegnata ad Haiti nella ricostruzione dell’area messa in ginocchio dalle inondazioni del 2011. È un giovane solare, capace di entrare in empatia con tutti i contesti anche difficili. Grande esperto di emergenze umanitarie, si reca nei Balcani, in Birmania con il CESVI, nella Repubblica Centrafricana, in India, dove scopre la non violenza di Gandhi, in Cina. Ma la sua passione è il Pakistan, dove viene inviato dal COOPI nel 2012. Nel gennaio dello stesso anno viene rapito da militanti di Al Qaeda, mentre lavora nella città pakistana di Multan, insieme a un collega tedesco, Bernd Muehlenbeck. Muehlenbeck viene poi liberato in Afghanistan. Lo Porto è “accidentalmente” ucciso da un drone statunitense sul confine tra Afghanistan e Pakistan, mentre viene tenuto in ostaggio, insieme all’imprenditore americano Warren Weinstein e comandante di Al Qaeda Ahmed Farouq.
Il presidente degli Stati Uniti d’America, la più grande potenza militare mondiale, interviene pubblicamente, dichiarando le proprie scuse all’Italia e sostenendo di non sapere che in quel nascondiglio fosse presente l’ostaggio palermitano. Promette alla famiglia un lauto risarcimento. Renzi incassa, non replica. In Italia, eccetto qualche giornale, nessuno tocca l’argomento salvo miseri trafiletti in 54ma pagina. Sulla sua vicenda si tace. La salma arriva a Roma e non verrà mai dato di conoscere il risultato dell’autopsia. Pochi giorni dopo, a esequie avvenute, la salma di Giancarlo verrà cremata. Non si è ancora fatta chiarezza e non si è fatta luce sulla duplice responsabilità dei governi statunitense e italiano all’interno dell’operazione antiterroristica, che hanno piuttosto mirato a insabbiare il caso che tuttora appare pieno di misteri e contraddizioni.
Renzi, non si reca a Palermo, né manda un suo rappresentante, né un sottosegretario (Faraone per dirne uno, è palermitano), nè un apri-porta di Montecitorio. Nessuno. Non viene neanche Mattarella, il Capo dello Stato, nonché cittadino palermitano, è a Palermo la mattina dei funerali. E’ stato invitato dalla Fondazione del Teatro Massimo per l’inaugurazione della Stagione Lirica, ma non mette un solo piede alle esequie di Giancarlo per consolare una povera madre. Infine non un’anima viva del PD, nè del PD cittadino. Solo il sindaco Orlando.
Esequie laiche per Valeria. Esequie laiche per Giancarlo. Con tutto il rispetto per la povera Valeria, Lo Porto è stato un “eroe” che ha messo la propria vita a disposizione degli altri, costruendo la propria professionalità con il sudore della propria fronte.
Ma in Italia funziona così: c’è un diverso trattamento tra ricchi e poveri, tra nord e sud, tra volontari e cooperanti, tra ragazzi bene e ragazzi per bene delle periferie, tra vittime sparate dai terroristi e tra vittime sparate dagli “alleati”. Vittime di serie A e vittime di serie B.
Giancarlo non meritava il silenzio assordante e di questo, il Governo, è gravemente responsabile.

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