Quanto costa un bambino?: il triste racconto di Natale di padre Kizito
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Quanto costa un bambino?: il triste racconto di Natale di padre Kizito

La riflessione del missionario comboniano in Kenya: 'Si è presentato in comunità un uomo ben vestito. Ha indicato uno dei ragazzi più grandi e ha chiesto: How much?.

Quanto costa un bambino?: il triste racconto di Natale di padre Kizito
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24 Dicembre 2015 - 12.10


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“Questo è uno strano racconto di Natale”, scrive sul suo blog padre Kizito Sesana, missionario comboniano in Kenya. Ed è anche drammatico, perché ci porta a conoscere l’anima più buia dell’essere umano, capace di distruggere per soldi, per potere o anche per superstizione la vita di un adolescente. “La scorsa settimana, il 16 dicembre, a Nairobi, un uomo sui quarant’anni ben vestito si è presentato a Ndugu Mdogo, la casa di Koinonia per ex-bambini di strada situata nello slum di Kibera, ed ha chiesto di parlare con il responsabile. Quando Jack lo ha fatto sedere nell’unica stanza che potrebbe essere definita soggiorno, il visitatore gli ha raccontato di essere stato mandato da un donna che gestisce un grande negozio di vestiti nel centro di Nairobi, e che questa signora è amica della moglie di un ministro del Sud Sudan. A raccontare questo c’è voluto un po di tempo e intanto alcuni dei bambini, che stavano facendo lezione di inglese, si erano fatti vicini, incuriositi. L’uomo è arrivato alla conclusione puntando il dito verso uno dai ragazzi più grandi, un quindicenne, e dicendo: ‘la moglie del ministro vorrebbe adottare un bambino, per esempio uno come quello. Quanto costa?’. Jack si è fatto ripetere tutto, credendo di non aver capito bene, ma dopo diversi chiarimenti la conclusione è stata ancora più esplicita; ‘Dimmi il prezzo, posso tornare oggi pomeriggio coi soldi in contanti e portarlo via con me. Mi preoccupo io per il viaggio’. Al che Jack gli ha chiesto di aspettare qualche minuto per avere il tempo di concordare il prezzo con il suo superiore. Invece allontanandosi ha chiuso l’uomo nel soggiorno, chiuso il cancello principale e chiamata la polizia”.

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“Mentre portavano via l’uomo che lanciava maledizioni contro Jack, proclamandosi innocente mediatore di un’adozione internazionale, i poliziotti hanno detto che ricevono ogni mese diverse denunce di bambini, ma sopratutto ragazzi fra i 15 e i 20 anni, che spariscono senza lasciar traccia, e temono che siano portati in Somalia per essere addestrati da Al Shabaab, il gruppo terroristico che ha organizzato gli attentati al Westgate shopping center di Nairobi nel settembre del 2013 e all’università di Garissa il Giovedi Santo di quest’anno”.

“Non sappiamo cosa la polizia keniana sia riuscita a sapere da quell’uomo, tuttavia in questo caso l’ipotesi che fosse un reclutatore di Al Shabaab non sembra la più convincente. Perché pagare quando a Kibera ci sono decine, centinaia di giovani senza futuro, disperati, disposti a qualunque cosa pur di assicurarsi un pasto al giorno? Il fatto che l’uomo avesse indicato un quindicenne potrebbe piuttosto far pensare a qualcosa di ancor più sinistro, un’organizzazione per l’espianto di organi”.

“Ci sono serie ricerche che dimostrano come delle circa 20.000 persone che ogni anno in questa zona dell’Africa sono oggetto di traffico, indotte a trasferirsi verso i paesi arabi e l’Europa come lavoratori ma che finiscono in situazioni di schiavitù, e nella prostituzione. Non poche far di loro, sopratutto persone giovani e sane, vengano successivamente uccise per l’espianto di organi (cuore, reni, fegato, occhi, pelle, tutto) da una rete internazionale difficilissima da combattere, e altre addirittura vengano usate localmente per sacrifici. Lo scorso anno in Uganda un businessman è stato condannato all’ergastolo perché a scadenze quasi annuali sacrificava preadolescenti per garantirsi il successo negli affari”.

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“Questo è uno strano racconto di Natale. Eppure questo è il mondo in cui Gesù si è fatto uomo, mettendosi inerme neonato nelle nostre mani. Mani che possono accarezzare e benedire, mani che possono uccidere. Gli altri operatori sociali di Koinonia hanno ascoltato il racconto che Jack ha fatto a tutti di questo episodio ed hanno concluso che il “farsi carne” di Gesù ci deve far guardare con ancora più rispetto ai bambini che per strade diverse sono stati affidati alle nostre cure. Davvero essi sono la carne di Dio”.

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