Viaggiavano insieme i quattro italiani, ma su due veicoli diversi, in un viaggio verso la libertà dopo otto mesi di prigionia in Libia. Le forti pressioni avevano indotto i rapitori a lasciarli andare, ma qualcosa è andato storto nella zona di Sabratha, dove le milizie di Tripoli hanno sferrato un attacco a sorpresa contro i jihadisti dello Stato Islamico. Durante lo scontro a fuoco due ostaggi, Piano e Failla, rimangono uccisi, mentre gli altri due liberati 24 ore dopo, anche se non è chiaro se siano fuggiti o abbandonati dagli stessi uomini dell’Isis.
Questo lo scenario, ancora fumoso e ricco di punti oscuri, anche secondo le fonti di intelligence
Il team con uomini del Ros e dell’Aise ha raggiunto Gino Pollicardo e Filippo Calcagno. Ma il ritorno a casa non sarà immediato. Le autorità locali intendono interrogare gli italiani e avere una sorta di ‘riconoscimento’ come interlocutori istituzionali.
Il caos di Sabratha. Il sottosegretario Marco Minniti, ieri in audizione al Copasir, era stato chiaro: l’area di Sabratha, teatro di scontri sanguinosi tra gruppi jihadisti, milizie e Isis, è nel caos. Difficile distinguere i ‘buoni’ dai ‘cattivi’ e tutte le ricostruzioni che arrivano da li’ su quanto accaduto in questi giorni vanno presi con le pinze, comprese quelle del ‘Sabratha Media Center’ e del Consiglio militare di Sabrata. Certezze sui fatti si avranno solo parlando direttamente con Gino Pollicardo e Filippo Calcagno. Ma prima bisogna riportarli a casa. Il dialogo degli 007 italiani è ben avviato con le forze di polizia della città – vicine al Governo di Tripoli – che hanno in consegna i due. Ma in questi casi non è immediata la consegna degli ex ostaggi. Bisogna considerare il contesto del Paese. Il Governo islamico di Tripoli e’ a caccia di un riconoscimento politico da parte di una comunita’ internazionale che sembra invece privilegiare il dialogo con Tobruk.
La burocrazia. Le autorità di Sabratha vogliono essere trattate come interlocutori di pari grado dagli italiani, svolgere le normali e lunghe pratiche amministrative e gli interrogatori di rito per l’inchiesta sugli scontri dei giorni scorsi. Ed è utile ricordare il caso di Ignazio Scaravilli, il medico catanese sequestrato in Libia lo scorso anno. Liberato l’8 giugno con il concorso delle autorità di Tripoli, l’uomo è potuto rientrare in Italia solo cinque giorni dopo. L’umore non è dei migliori tra gli uomini dell’intelligence. Il caso sembrava vicino ad una soluzione positiva, invece si sono perse due vite. E le responsabilita’ sono tutte da capire, comprese quelle delle milizie del COnsiglio militare di Sabrata. A quanto sembra, l’altro ieri le milizie cittadine hanno ucciso la ‘mente’ del gruppo dei sequestratori ed i suoi più stretti collaboratori. Se Failla e Piano siano caduti sotto il fuoco ‘amico’ dei miliziani che li avevano scambiati per uomini dell’Isis oppure siano stati giustiziati da altri non è ancora chiaro.
Sequestratori poco esperti. Pollicardo e Calcagno, invece, pare fossero nelle mani delle ‘seconde file’ dei sequestratori, gente che forse è stata presa dal panico perché gli ostaggi ‘scottavano’ e li ha quindi abbandonati. Insieme agli ex ostaggi, gli apparati di sicurezza italiani puntano a riportare in Patria anche i cadaveri di Salvatore Failla e Fausto Piano. La procura di Roma, che indaga per omicidio, ha disposto l’autopsia che potrebbe dare risposte importanti sulla dinamica di quanto accaduto. Il pm Sergio Colaiocco sentira’ naturalmente – una volta rientrati – Pollicardo e Calcagno. Altro giallo riguarda il biglietto di Gino Pollicardo nel quale annuncia di essere libero, insieme al collega. “Oggi 5 marzo siamo liberi e siamo discretamente fisicamente, ma psicologicamente devastati”, scrive il tecnico, mentre invece oggi è il 4 marzo. La liberazione doveva forse avvenire domani ed è stata anticipata ad oggi per qualche motivo? E’ un ulteriore punto su cui fare luce.