Dal presidente egiziano Al Sisi sono arrivate “parole molto importanti che confermano quello che lui chiama il rapporto speciale tra Italia ed Egitto. E’ importante il coinvolgimento del procuratore Pignatone e che ci sia condivisione nelle indagini. Questa intervista in cui tra l’altro il presidente si rivolge direttamente alla famiglia Regeni mostra che ci sono evidenti e significativi passi in avanti. Ora tutti insieme troviamo i colpevoli”. Così Matteo Renzi lasciando la Camera.
“Vi prometto che faremo luce e arriveremo alla verità, che lavoreremo con le autorità italiane per dare giustizia e punire i criminali che hanno ucciso vostro figlio”. Così il presidente egiziano Al Sisi si è rivolto alla famiglia di Giulio Regeni, ricercatore italiano rapito, torturato e ucciso al Cairo, in un’ampia intervista al direttore e al vice direttore di Repubblica. Al Sisi definisce la morte del giovane uno “shock” anche per l’Egitto e sottolinea gli “interrogativi” del caso, in primis quello sulla “tempistica” della scoperta del corpo durante la visita di un ministro italiano.
Anche dall’autopsia svolta nelle scorse settimane in Egitto emerge la presenza sul cadavere di Giulio Regeni di “fratture, abrasioni, ustioni e lividi in piu’ parti del corpo”. Lo ha riferito ieri la procura generale della Repubblica d’Araba d’Egitto al procuratore capo di Roma, Giuseppe Pignatone e al pm Sergio Colaiocco, nel corso dell’incontro durato circa due ore e mezza. Secondo l’esame autoptico svolto al Cairo le ferite sono state “provocate da corpi solidi e in alcuni casi strumenti ruvidi”.
Serracchiani, dopo le parole di Al Sisi ora fatti concreti. “La verità sulla morte di Giulio Regeni dev’essere un prioritario interesse comune per Italia ed Egitto e le parole del presidente Al Sisi vanno nella direzione di confermare un impegno per noi fondamentale”. Lo ha affermato Debora Serracchiani, presidente del Friuli Venezia Giulia. “Le dichiarazioni della massima autorità egiziana hanno evidentemente un importante peso politico – ha continuato Serracchiani – ma tutti noi attendiamo che siano seguite da fatti concreti, capaci di sgombrare funeste ombre dalle relazioni fra i nostri Paesi. In questo senso la linea di fermo dialogo del Governo italiano appare corretta e indirizzata a ottenere fattiva collaborazione nella ricerca della verità. Dopo quanto detto da Al Sisi, sarebbe infatti sconcertante se perdurasse un clima investigativo segnato – ha concluso – da reticenze o nebulose ricostruzioni”.
Si svolgerà a Roma, probabilmente prima di Pasqua, l’incontro tra la polizia italiana e quella egiziana al lavoro sul caso della morte di Giulio Regeni. E’ uno dei risultati a cui si è giunti ieri nell’incontro al Cairo tra il procuratore generale egiziano, Nabil Ahmed Sadek e il capo della procura di Roma Giuseppe Pignatone e il pm Sergio Colaiocco. In base a quanto si apprende, inoltre, al momento il team investigativo di Ros e Sco, inviato dalla Procura di Roma al Cairo oltre un mese fa, continuerà a restare nella capitale egiziana almeno fino a quando non sarà fissata la data dell’incontro a Roma.