Karadzic condannato a 40 anni: è colpevole del genocidio di Srebrenica
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Karadzic condannato a 40 anni: è colpevole del genocidio di Srebrenica

Undici i capi d'imputazione nei suoi confronti: oltre al massacro di Srebrenica, che costò la vita a 8mila musulmani, l'assedio di Sarajevo con 10mila morti.

Radovan Karadzic
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24 Marzo 2016 - 18.57


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Il Tribunale penale internazionale dell’Aja, in primo grado, ha riconosciuto l’ex leader politico dei serbi di Bosnia, Radovan Karadzic, colpevole per il genocidio di Srebrenica, e di altri crimini di guerra e contro l’umanità compiuti durante la guerra di Bosnia (1992-1995), e lo ha condannato a 40 anni di reclusione. Karadzic, oltre al genocidio di Srebrenica, è stato riconosciuto personalmente colpevole, assieme a Momcilo Krajisnik, Biljana Plavsic, Nikola Koljevic e Ratko Mladic, della “impresa criminale congiunta” dell’assedio di Sarajevo, e inoltre di persecuzioni, stermini, deportazioni, uccisioni, trasferimenti forzati, attacchi contro civili, come crimini contro l’umanità e violazione delle leggi e costumi di guerra, ed è responsabile per la presa dei caschi blu come ostaggi. E’ caduto solo il primo capo d’accusa per genocidio a Bratunac, Prijedor, Foca, Kljuc, Sanski Most, Vlasenica e Zvornik, poiché il collegio dei giudici non si è convinto che, nonostante i crimini commessi, ci fosse l’intenzione di sterminare parzialmente o del tutto le comunità non serbe, e quindi di commettere genocidio. Karadzic (70 anni), che era presente oggi all’enunciazione della sentenza nell’aula del Tpi, ha diritto a presentare appello contro la condanna, al pari della procura. La sentenza di appello e’ quella definitiva.

Madri di Srebrenica candidate a Nobel per la Pace. La diaspora bosniaca della Scandinavia ha presentato il 30 gennaio scorso, al Comitato per il premio Nobel per la Pace 2016, la candidatura dell’associazione ‘Madri di Srebrenica e Zepa’, assieme all’Ong di Belgrado ‘Donne in nero’ e all’Istituto bosniaco per la ricerca dei dispersi. Lo ha reso noto l’agenzia di stampa Fena.
La nomination al prestigioso premio, ha detto un rappresentante dei bosniaci che vivono in Scandinavia, è un atto simbolico per attirare l’attenzione dell’opinione pubblica internazionale su queste tre organizzazioni che con dedizione e grande umanità contribuiscono alla salvaguardia della pace.


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