Francia: un milione in piazza contro il jobs act
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Francia: un milione in piazza contro il jobs act

Scioperi in tutto il Paese. Bloccati porti e scuole, disagi negli aeroporti, chiusa la Tour Eiffel. 650 chilometri di code

Francia: un milione in piazza contro il jobs act
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31 Marzo 2016 - 18.23


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di Francesco Ditaranto

Centinaia di migliaia di persone, più di un milione secondo gli organizzatori, hanno invaso oggi le piazze francesi contro la riforma del codice del lavoro, conosciuta anche come legge El-Khomri. Il progetto di legge, partorito dalla giovane ministra del lavoro dalla quale prende il nome, ha mobilitato ancora una volta (la quarta in un mese) lavoratori, studenti universitari e liceali in più di 260 città d’oltralpe. Con orari e modalità diverse, il paese è stato scosso dalle iniziative di protesta che si sono saldate con lo sciopero dei lavoratori dei trasporti. L’appello a manifestare era partito dai sindacati CGT e Force Ouvrière, che già promettono nuove iniziative per il 9 aprile prossimo. Secondo gli organizzatori, la mobilitazione generale di oggi avrebbe superato di gran lunga, per numero di partecipanti, quella del 9 marzo scorso, quando, a sfilare per le strade era stato un numero che variava da 240.000 (secondo le autorità) a 500.000 secondo le organizzazioni sindacali.

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Mentre il progetto di riforma, pur rimaneggiato, è in commissione all’Assemblea Nazionale, i sindacati chiedono, sic et simpliciter, il ritiro dell’intero progetto di legge, colpevole di produrre una drastica diminuzione dei diritti dei lavoratori. Nonostante le modifiche, infatti, la legge El-Khomri continua a sembrare troppo sbilanciata in favore della parte datoriale, in particolare per quel che riguarda i licenziamenti e le ore di lavoro straordinario che, di fatto, come più volte sottolineato, svuoterebbero il potere contrattuale dei salariati.

A Parigi, dove il corteo era previsto per il primo pomeriggio, si sono verificati momenti di tensione. Anche nelle mobilitazioni che si sono tenute in mattinata, non sono mancati gli scontri tra manifestanti e forze dell’ordine, soprattutto nel nord-ovest del paese, a Rennes e a Nantes, in particolare. Ai lanci di pietre, gli agenti hanno risposto con i lacrimogeni. La tensione era, a tratti, altissima, anche a causa del video, diffuso nei giorni scorsi, nel quale si denunciava la violenta repressione degli agenti di polizia su un adolescente, che partecipava a una protesta nella capitale. Ci sarebbero attivisti fermati in molte città. A Brest, l’ultimo lembo di terra francese sull’Atlantico, il municipio è stato invaso dai manifestanti.
E intanto, a giudicare dall’insistenza con la quale alcune centinaia di giovani stanno cercando, per esempio a Rennes, di arrivare in un luogo simbolo della città come Place du Parlement, sembra prendere corpo l’ipotesi secondo la quale la manifestazione di oggi non terminerebbe con lo scioglimento del corteo. Nonostante i ripetuti respingimenti operati dalle forze dell’ordine, i manifestanti avrebbero intenzione di occupare la piazza, in linea con un appello che, rivela il quotidiano “Ouest-France”, circolerebbe in rete con lo slogan Nuitdebout (notte in piedi). L’obiettivo sarebbe, appunto, replicare le esperienze di Occupy o degli Indignados.
La situazione continua a essere tesa. Il governo francese deve decidere se ritirare il progetto di legge, aprire a ulteriori e drastiche modifiche o continuare per la sua strada, in maniera del tutto impopolare. Già ieri, a causa dell’opposizione trasversale della destra e della sinistra, il presidente Hollande aveva dovuto incassare una bruciante sconfitta sulla revisione costituzionale. Il suo gradimento è ai minimi storici, intorno al 18%, record negativo per un capo dello stato francese, mentre mancano solo 14 mesi alle elezioni presidenziali che potrebbero trasformarsi in un incubo per i socialisti.

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