Muro al Brennero? 'L'Italia sarà un campo profughi a cielo aperto'
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Muro al Brennero? 'L'Italia sarà un campo profughi a cielo aperto'

L’allarme di Msf: 'Sui paesi dell’Europa meridionale tutto il peso dell’accoglienza. Con la chiusura delle frontiere le tante piccole Idomeni sono destinate a moltiplicarsi'

Donne e bambini nel campo profugo di Idomeni
Donne e bambini nel campo profugo di Idomeni
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13 Aprile 2016 - 11.11


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Dopo la chiusura della route balcanica, e l’annuncio della costruzione di una barriera austriaca al Brennero, il rischio è che i paesi dell’Europa meridionale, Italia e Grecia, diventino dei “campi profughi a cielo aperto”. Lo ha sottolineato Loris De Filippi, presidente di Medici senza frontiere, a margine della presentazione, oggi a Roma del rapporto Fuoricampo.

La notizia della barriera al Brennero è sconvolgente – afferma De Filippi – oggi abbiamo più di diecimila persone nei siti informali sparsi in tutta Italia, ma temiamo che queste piccole Idomeni, con la chiusura ulteriore di altre frontiere, possano espandersi e moltiplicarsi”. Il presidente di Msf ha ricordato la situazione in Grecia, dove in seguito alla chiusura della frontiera macedone, oltre 50 mila persone sono rimaste bloccate nel paese, in diversi siti informali. “Questa crisi umanitaria è stata creata dall’Europa, ma non risolta dall’Europa.

Se non ci fossero le organizzazioni umanitarie a portare assistenza nei campi, sarebbe un disastro – aggiunge-. Oggi un maggior controllo al Brennero, porterà l’Italia a dover accogliere un maggior numero di persone. L’Europa non può pensare di scaricare su Italia, Grecia e Turchia l’intera gestione del fenomeno migratorio”.

Leggi anche:  Immigrazione, integrazione e diritti umani: 25 anni di sfide e prospettive tra Italia ed Europa

Sulla stessa scia anche Giuseppe De Mola, operatore di Msf e curatore di Fuoricampo. “Oggi parliamo di diecimila persone nei siti informali italiani. Se paragonata alle 320 mila persone arrivate tra il 2014 e il 2015 è una cifra esigua, ma il messaggio forte che vogliamo lanciare è quello di fare attenzione perché in mancanza di interventi strutturati questi insediamenti sono destinati a crescere nel numero”, spiega. Per far fronte anche all’aumento degli arrivi via mare, Msf rimetterà in campo le sue tre imbarcazioni per il salvataggio dei migranti. “Ci apprestiamo anche noi a ritornare nel Mediterraneo – aggiunge De Filippi – siamo consapevoli che se la disperazione viene fermata sulla rotta balcanica troverà altre rotte per giungere da noi”. (ec)

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