Nessuna certezza, solo voci. Ma portano tutte dalla stessa parte. Fonti anonime degli apparati egiziani hanno rilanciato l’ipotesi, sostenuta già in febbraio dal New York Times, che Giulio Regeni sia stato fermato dalla polizia il 25 gennaio, giorno della sua scomparsa terminata col ritrovamento del corpo torturato a morte. Ma stavolta le indiscrezioni, veicolate dall’agenzia internazionale Reuters, aggiungono il rilevante dettaglio che il giovane ricercatore friulano sarebbe stato consegnato ai servizi segreti quella sera stessa.
Tre fonti. Tre funzionari dei servizi segreti egiziani e tre fonti di polizia, separatamente gli uni dagli altri, hanno confermato a Reuters che la polizia aveva preso in custodia lo studente prima che morisse. Un funzionario ha riferito a Reuters che Regeni aveva sette costole rotte, segni di elettrocuzione sul pene, traumi su tutto il corpo ed una emorragia cerebrale. E’ stato ucciso da un colpo alla testa.
La smentita della polizia egiziana. Mohamed Ibrahim, funzionario del dipartimento di sicurezza interna, ha detto invece che “non ci sono legami di sorta tra Regeni e la polizia o il ministero dell’Interno o la sicurezza interna. Non è mai stato detenuto in alcuna stazione di polizia o qui. L’unica volta che è entrato in contatto con la polizia è per il timbro del passaporto quando è entrato in Egitto”. “Se avessimo avuto qualsiasi sospetto sulle sue attività la soluzione sarebbe stata semplice: espellerlo”.
La scomparsa. Il 28enne Regeni era scomparso lo scorso 25 gennaio ed il suo corpo era stato ritrovato il 3 febbraio lungo una strada alla periferia del Cairo, con il corpo devastato da feroci torture.
Argomenti: Giulio Regeni