Sangue sulla Brexit, l'omicidio di Jo Cox traumatizza l'Europa
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Sangue sulla Brexit, l'omicidio di Jo Cox traumatizza l'Europa

La morte di Jo Cox, labourista accoltellata al grido di "Britain first" macchia la campagna referendaria in vista del voto. Fermato un uomo.

Il ricordo di Jo Cox
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17 Giugno 2016 - 10.02


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L’Europa è in un momento di forte crisi. Tra minaccia di terrorismo, emergenza migranti, violenza interna (gli hooligans) e la pressione Brexit che rischia di contagiare altre nazioni. E che si è macchiata in maniera indelebile di sangue.

Jo Cox, giovane deputata emergente del Labour impegnata contro la Brexit e per i diritti dei migranti, è stata aggredita e uccisa oggi selvaggiamente per strada da un uomo che ha infierito su di lei con un coltello e l’ha poi finita senza pietà con tre colpi di pistola. Un gesto di violenza bruta che ferma il circo elettorale, fa saltare il banco delle previsioni e potrebbe determinare il risultato delle urne di qui a una settimana. Lo scempio è avvenuto a Birstall, vicino a Leeds, nello Yorkshire, cuore – talora nero – dell’Inghilterra profonda.

L’arresto. Arrestato un inglese di 52 anni, Tommy Mair, che abitava in zona. Secondo i media inglesi, l’aggressore le avrebbe gridato parole nazionaliste. Contraria alla Brexit, la parlamentare si era occupata di temi legati ai più deboli e all’accoglienza dei rifugiati siriani. Sospesi i lavori degli opposti comitati referendari sulla Ue. Il marito Brendan: “L’odio è velenoso”. 

E secondo un testimone è stato annunciato da un grido belluino: niente ‘Allah Akhbar’ e niente nomi esotici questa volta, ma un ‘patriottico’ “Britain first” (la Gran Bretagna prima di tutto) urlato a quanto pare dall’assassino. La polizia, per bocca di Dee Collins, funzionaria capo nella regione del West Yorkshire, resta per ora cauta sul movente e si limita a parlare di “incidente isolato”. Ma conferma l’arresto di un uomo, Tommy Mair, 52 anni, bianco, originario di Batley, una cittadina del circondario. Di lui si sa poco, per ora: che era un solitario e che viveva appartato. Ma l’immagine che ne restituisce una foto scovata dal Mirror, un uomo di mezza età in mimetica e con un berretto chiaro da baseball in testa, appare compatibile con quella di un mezzo fanatico, più o meno squilibrato. 

Le tesimonianze. Il racconto di chi ha assistito alla scena è quello di un atto premeditato, di un agguato. Jo Cox, 42 anni non ancora compiuti, moglie di Brendan, madre di due figli piccoli, ex attivista di Oxfam e beniamina del Labour in prima fila nel sostegno a un’azione internazionale per far finire la guerra in Siria come nella lotta alle nuove schiavitù e per l’apertura dei confini britannici ai profughi (in testa i piccoli siriani), è stata attaccata di fronte alla biblioteca di Birstall, dove secondo la tradizione britannica aveva in programma l’incontro settimanale con gli elettori del suo collegio. Hithem Ben Abdallah, che era in un caffè di fronte, ha sentito urlare ed è uscito: in tempo per vedere l’aggressore divincolarsi da un altro uomo che cercava probabilmente di fermarlo e che è rimasto leggermente ferito, e quindi di scagliarsi sulla deputata: Jo, fisicamente minuta, si è difesa dalle coltellate, finché l’assassino non è riuscito a tirar fuori una pistola da una borsa e a far fuoco a distanza ravvicinata.

“Almeno tre colpi”, dopo diversi fendenti, ha raccontato un altro testimone oculare, Clarke Rothwell, che l’ha vista infine cadere in una pozza di sangue fra due automobili parcheggiate. Il resto è stato solo un volo disperato in elicottero in ospedale. La parlamentare laburista, data già per morta dai primi soccorritori, non ha avuto la minima possibilità di essere rianimata. E nel primo pomeriggio – mentre il marito e compagno di lotte la omaggiava con una foto struggente su twitter ripresa sulle rive del Tamigi, dove la coppia aveva scelto di vivere con i figli in una casa galleggiante – ne è stato annunciato formalmente il decesso.

Il Paese. “Una tragedia per il Paese”, le ha reso omaggio per primo, da avversario politico, ma alleato sul fronte referendario, il premier conservatore David Cameron. Poi è stata una sequela di messaggi di condanna e di cordoglio, in patria e nel mondo: dal leader laburista Jeremy Corbyn a esponenti stranieri. Nessun commento diretto sulle radici dell’odio omicida. Il partitino Britain First, costola parafascista – islamofoba, suprematista e visceralmente anti immigrazione – uscita dalle file dell’ultranazionalista British National Party (Bnp) ha preso le distanze: la violenza “non è un tipo di comportamento che noi tolleriamo”, ha detto la numero 2 del movimento Jayda Fransen.

L’impatto sul referendum del 23 giugno è tuttavia innegabile. La piattaforma Vote Leave – al cui interno erano state già denunciate infiltrazioni d’estrema destra – è stata la prima a sospendere la campagna, per decisione di Boris Johnson, fermissimo nella condanna dell’omicidio. Poi è stata la volta di Remain, mentre lo stesso Cameron ha rinunciato a un comizio a Gibilterra. Restano ora da misurare gli effetti esatti dell’accaduto su un panorama politico segnato negli ultimi giorni da un’ascesa apparentemente irresistibile dei ‘brexiter’ nei sondaggi (ultimo quello dell’istituto Ipsos Mori, che proprio oggi accreditava 6 punti di vantaggio agli anti-Ue). Un panorama nel quale fino a stamattina è proseguito con toni roventi il dibattito su immigrazione ed economia, con gli ennesimi allarmi sul rischio di ripercussioni nazionali, ma anche globali, d’una eventuale Brexit lanciati fra le polemiche dalla Bank of England. E con l’endorsement agli europeisti di Remain del Financial Times, voce influente della City. Fino a stamattina, appunto. Fino a quelle grida, a quelle coltellate, a quei proiettili che hanno spento per sempre la voce di Jo Cox.

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