La Brexit ha vinto: la Commissione elettorale della Gran Bretagna conferma la vittoria dei Leave. Secondo il ‘sito della BBC, il Leave’ ha ottenuto il 51,9% dei voti e il ‘Remain’ il 48,1%. Per la Brexit hanno votato 17.410.742 elettori mentre per restare nell’Ue i voti sono stati 16.141.241.
Le reazioni. Il voto, oltre a far precipitare il Regno Unito nell’incertezza, rappresenta la sconfitta più netta per i fautori di una maggiore integrazione europea dopo la Seconda Guerra Mondiale e rischia di innescare un effetto domino in altri Paesi. Il presidente del Parlamento europeo, Martin Schulz, vuole incontrare Merkel per evitare l’effetto domino, anche se per Schulz “Non ci sarà alcuna reazione a catena – ha detto Schulz alla tv pubblica tedesca Zdf – non credo che altri Paesi saranno incoraggiati a percorrere questa strada pericolosa”. Il presidente Usa, Barack Obama, informato dell’esito della consultazione, in giornata parlerà con David Cameron.
Il presidente del Consiglio Ue, Donald Tusk, ha dichiarato che la Ue è “determinata a mantenere la sua unità a 27” e ha sottolineato che fino a quando la Gran Bretagna non lascia, vengono formalmente applicate le norme Ue.
Profondamente scossi i mercati finanziari, che alla vigilia, si erano posizionati per una vittoria del fronte pro-Ue mentre a spoglio ormai quasi completato, i voti favorevoli all’uscita si attestano al 51,8%, contro i 48,2% di preferenze per restare. Deutsche Bank prevede conseguenze negative sotto tutti gli aspetti.
La Borsa di Londra crolla. L’indice Ftse 100 a poche battute dall’avvio cede l’8%. La sterlina accusa il colpo, ampliando le perdite sul dollaro a 1,33. Solo ieri sera era a 1,50 dollari, grazie ai sondaggi che prevedevano un vittoria del campo favorevole alla permanenza nella Ue. La moneta inglese segna i minimi dal 1985: è il calo più forte di sempre. La Borsa Italiana non riesce a fare prezzo a causa del forte ribasso.
Cameron non si dimette. Le voci che il premier potesse lasciare subito l’incarico si sono fatte più consistenti man mano che il voto si definiva. Ma il governo britannico prosegue il suo lavoro nonostante la bruciante sconfitta e Cameron resta premier, con l’obiettivo di “stabilizzare la situazione nel breve periodo e trovare le migliori soluzioni nel lungo periodo”, ha detto il ministro degli esteri di Londra Philip Hammond. Tra i Tories, ottantaquattro deputati conservatori schieratisi a favore della Brexit hanno firmato una lettera in cui hanno chiesto al primo ministro di rimanere al suo posto qualunque fosse stato l’esito del voto: tra i firmatari vi sono anche l’ex sindaco di Londra, Boris Johnson, e il ministro della giustizia Michael Gove.
Prima del conteggio.
Secondo i primi opinion poll, ovvero le rilevazioni telefoniche fatte durante la giornata, il remain sarebbe in testa con il 52% dei voti, rispetto al Leave fermo al 48%. I dati sono stati annunciati da Yougov.
L’affluenza alle urne è stata stimata intorno all’83,7%, nettamente superiore rispetto alle attese. Secondo gli analisti l’alto numero di votanti avvantaggerebbe la permanenza nell’Unione europea.
Farage: ha vinto il remain. Nigel Farage ha commentato subito gli opinion poll:”A quanto sembra ha vinto la meglio il Remain”. Il leader dell’Ukip, il partito euroscettico, ha ammesso quindi la sconfitta, nonostante ancora non siano ancora dati definitivi, a seggi appena chiusi ha aggiunto “È stata una straordinaria campagna referendaria, l’affluenza è eccezionalmente. Io e l’Ukip (il partito di cui è leader)non ci nasconderemo e il partito continuerà a crescere nel futuro” ha sottolineato Farage.
Cameron: la Gran Bretagna è più forte. Anche Cameron ha già parlato. Il premier britannico ha prima ringraziato i tantissimi elettori che hanno deciso di votare per il referendum sul Brexit e ha poi detto: “La Gran Bretagna è forte in Europa e starà meglio in Europa”.
La sterlina sta volando nel cambio dopo che i primi opinion poll hanno annunciato la vittoria dei Remain.
La giornata del voto.
L’Europa come l’abbiamo conosciuta finora da domani cambierà. Quando si saprà cosa ha deciso il popolo inglese sulla Brexit, e dunque sulla possibilità reale di uscire dall’Unione. Seggi aperti stamattina nel Regno Unito dalle 7.00 ora locale (le 8.00 in Italia) e fino alle 22.00 per il referendum sulla Brexit. Al voto sono chiamati circa 46,5 milioni di elettori.
Il quesito è secco: “Il Regno Unito deve rimanere un membro dell’Unione Europea o uscire dall’Unione Europea?”. E le alternative sono due: “Remain” o “Leave”, dentro o fuori. Gli ultimi sondaggi indicano un testa a testa.
Il perchè del Referendum. Il premier britannico David Cameron (imbrigliandosi con le sue stesse mani) promise di convocare un referendum sulla permanenza nell’Ue nel caso in cui avesse vinto le elezioni generali del 2015. La promessa giunse per rispondere alle richieste del Partito dell’indipendenza del Regno Unito (cioè l’Ukip di Nigel Farage) e di una parte dei conservatori, che evidenziavano che il Paese non si era pronunciato sulle relazioni con l’Ue da quando un referendum sul tema si era tenuto nel 1975.
La domanda. La domanda alla quale i britannici devono rispondere alle urne è la seguente: “Il Regno Unito deve proseguire come membro dell’Unione europea o deve lasciare l’Ue?”. Due le opzioni previste per la risposta: “Rimanere come membro dell’Ue” oppure “Abbandonare l’Ue”. Con il termine Brexit si indica l’eventuale uscita del Regno Unito dalle istituzioni europee; il termine deriva dalla fusione delle parole Britain, cioè Regno Unito, ed exit, cioè uscita.
Chi vota. Sono chiamati a votare oltre 46 milioni di cittadini. Si tratta dei cittadini britannici e dei Paesi del Commonwealth che abbiano compiuto 18 anni e risiedano nel Regno Unito, nonché dei britannici che vivono all’estero da meno di 15 anni e dei cittadini dei territori d’oltremare come Gibilterra. I cittadini europei nel Paese non possono votare, tranne quelli nati in Irlanda, a Malta e Cipro.
I precedenti. Finora nessun Paese ha mai abbandonato l’Unione europea. L’unico precedente può essere considerato quello della Groenlandia, territorio appartenente alla Danimarca, che lasciò l’Europa dopo avere convocato un referendum nel 1982.
Leave or remani? Ecco gli schieramenti. Il movimento pro Ue è guidato dal gruppo ’Britain Stronger in Europe’, che conta sull’appoggio del premier Cameron, di membri del Partito conservatore, della maggioranza dei laburisti con Jeremy Corbyn in testa, nonché di libdem, nazionalisti scozzesi dell’Snp e Verdi. Stati Uniti, Francia, Germania, Cina e India si sono espresse a favore della permanenza del Regno Unito nell’Ue. La campagna ufficiale del ’Vote Leave’ per uscire dall’Ue, invece, è guidata da politici di vari partiti, come i conservatori Michael Gove e Boris Johnson, rispettivamente ministro della Giustizia ed ex sindaco di Londra.