Incensurato, reduce della guerra in Afghanistan, “istruito” e “apolitico”, “consapevole di essere una persona di colore”: ecco come gli amici descrivono Micah Xavier Johnson, il 25enne che avrebbe orchestrato la strage dei poliziotti a Dallas e ce è stato ucciso a distanza con un robot imbottito di esplosivo. Forse simpatizzante delle Nuove Pantere Nere, stando alle fotografie che ha postato su face book con il pugno alzato e mostrata online dalla Cnn
Altri suoi amici lo descrivono come un “simpaticone”. “Non era certo un individuo violento”, ribadisce il vicino di casa. Ma Micah era “sempre sensibile alle malefatte della polizia”, secondo quanto ha detto Caitlyn Lennon che aveva lavorato con lui in una paninoteca dal 2011 al 2013. L’anno dopo Micah era partito per l’Afghanistan come falegname nel 420esima brigata del Genio.
È stato in Afghanistan che è nato in lui la voglia di vendetta e questa incredibile violenza? Se lo stanno chiedono sia le persone che gli sono state vicine negli ultimi anni che i media Usa. Tornato a casa il giovane era tornato a vivere con la madre a Mesquite, un sobborgo di Dallas non ha le caratteristiche di un ghetto. “Rideva e cantava durante l’assedio delle forze dell’ordine”, ha detto una fonte di polizia alla Nbc. Non sembrava nervoso e anzi, aveva confessato di essersi allenato in palestra in vista dell’agguato il cui obiettivo, per quanto riferito in quell’ultimo braccio di ferro, era di “uccidere bianchi, perché li odiava. E soprattutto poliziotti bianchi”.