Erdogan rivuole la pena di morte e marcia a tappe forzate verso la dittatura
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Erdogan rivuole la pena di morte e marcia a tappe forzate verso la dittatura

Dopo il fallito golpe il sultano usa la scimitarra per sbarazzarsi di avversari politici: Il responsabile Giustizia: 6mila arresti altri 6mila ne arriveranno.

In Turchia dopo lo sventato golpe
In Turchia dopo lo sventato golpe
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17 Luglio 2016 - 10.57


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Pugno duro di Erdogan contro quelli che per lui sono i traditori. Per il golpe fallito in Turchia “ci sono circa 6 mila arresti, e ce ne saranno altri 6 mila. Continuiamo a fare pulizia”. Lo ha detto il ministro della Giustizia turco, Bekir Bozdag.
Intanto il presidente ha detto che “Il governo discuterà con l’opposizione la reintroduzione della pena di morte”.

Ieri sera decine di migliaia di turchi sono scesi in strada per dimostrare il loro sostegno al presidente Recep Tayyip Erdogan, esprimere il loro sollievo per il fallito golpe, celebrare la “vittoria della democrazia” ad Istanbul, Ankara e Izmir. Ma intanto le autorità turche non perdono tempo per consolidare il potere: con un giro di vite senza precedenti, decine di militari di alto livello e di giudici sono stati arrestati o rimossi.

Nella notte, tra le tantissime persone arrestate, sono finiti in carcere anche 53 giudici e il generale responsabile della base militare utilizzata dagli Usa.

Durissimo scontro tra il governo turco e gli Stati Uniti. Prima la rottura con la Russia, che faticosamente si sta cercando di ricomporre. Ma adesso si apre un altro fronte. Sale  la tensione fra Ankara e Washington: il ministro del Lavoro turco ha ipotizzato apertamente che gli Usa siano dietro il fallito golpe della notte fra venerdì e sabato, mentre il segretario di Stato, John Kerry ha negato tutto mettendo in guardia la Turchia da quelle che ha chiamato “pubbliche insinuazioni”.
I sospetti sugli Usa – ha detto Kerry – “sono totalmente falsi e danneggiano” i rapporti.
Le accuse di ieri. Già ieri c’era stato un primo botta e risposta: Il segretario di Stato Usa John Kerry aveva chiesto alla Turchia di consegnare le prove sul fatto che l’ex imam Fethullah Gulen, che vive in esilio in America, fosse dietro al golpe fallito, cosi come sostenuto da Ankara. Inoltre, ha aggiunto Kerry, gli Stati Uniti non hanno ricevuto alcuna richiesta di estradizione per Gulen. Gli Stati Uniti considererebbero una eventuale richiesta di estradizione dell’ex Imam Fethullah Gulen, che vive in esilio negli Usa, afferma Kerry, sottolineando che gli Stati Uniti si oppongono a qualsiasi tentativo di rovesciare un leader democraticamente eletto: i cambiamenti devono avvenire tramite un processo costituzionale.

La guerra all’Isisi e le base di Incirlik. La base aerea di Incirlik, punto nevralgico per la lotta all’Isis, è stata chiusa dopo il tentativo fallito colpo di stato. I funzionari americano stanno tentando di riprenderne il controllo. Il generale dell’aviazione Bekir Ercan Van è stato arrestato nella base di Incirlik, nella provincia meridionale di Adana, che è anche la base Nato da dove partono tutte le missioni americane e degli alleati in Siria.

Mentre la televisione turca ha mostrato a ripetizione le immagini di militari catturati o che si sono arresi. La Ntv ha specificato che finora sono stati arrestati 34 generali di vario grado, incluso Erdal Ozturk, comandante della terza armata dell’esercito e Adem Huduti comandante della seconda armata con sede a Malatya.
In un’operazione condotta stamattina all’alba, le autorità hanno arresttato anche il comandandte della guarnigione della città di Denizli, Ozhan Ozbakir, con altri 51 soldati, riporta l’agenzia Anatolia.

Arrestato anche un generale dell’aviazione in pensione e altri ufficiali accusati di aver sostenuto il fallito golpe.


Nuovi arresti. Intanto non si ferma in Turchia la resa dei conti dopo il colpo di stato fallito  contro il presidente Recep Tayyip Erdogan. Dopo che ieri erano già stati arrestati quasi 3 mila militari golpisti, e altrettanti giudici erano stati rimossi, stamani l’agenzia statale Anadolu ha dato conferma della detenzione di altri 52 soldati e dell’emissione di mandati d’arresto per 53 magistrati.

Ieri, anche decine di giudici erano finiti in manette, tra cui uno della Corte costituzionale.

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