Il dramma delle bambine rifugiate: vittime dei pedofili nei campi profughi
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Il dramma delle bambine rifugiate: vittime dei pedofili nei campi profughi

Le terribili testimonianze raccolte in Grecia da l'Observer: una vergogna per tutti

L'orrore nei campi profughi
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14 Agosto 2016 - 18.37


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Avete presente i campi profughi finanziati dall’Europa al termine di lunghissimi colloqui tra i capi di governo?
Secondo una inchiesta giornalistica de l’Observer – che ha raccolto le testimonianze di numerosi operatori e organizzazioni non governative – non solo sono dei veri e proprio lager, ma sono luoghi nei quali perfino le bambine (e anche le ragazze) hanno subito violenze e molestie da parte di pedofili che si aggirano indisturbati in quei luoghi nei quali non c’è sicurezza.
Campi così insicuri che molte ragazze sono così terrorizzate da restare rintanate dentro le tende quando si fa scuro senza mai uscire.
Diverse Ong e associazioni per i diritti umani hanno denunciato da tempo che molti bambini bloccati nei campi in Grecia sono stati vittime di abusi sessuali: ad esempio in un campo greco ricavato in una ex fabbrica di Salonicco il livello di “rischio di attacco sessuale” è così elevato che le notte molte donne evitano perfino di andare in bagno.
Un volontario ha raccontato che in quel fabbricato ci sono 1.400 rifugiati, soprattutto siriani: alcune ragazze sono state prese di mira da gruppi di molestatori e perfino una famiglia irachena è stata trasferita in una struttura esterna dopo che la figlia di sette anni aveva subito abusi.
Una situazione così pericolosa che una delle responabili dei programmi per i rifugiati in Gracia, Yvette Cooper, ha detto che la situazione è vergognosa e bisogna intervenire subito per proteggere le bambine e le donne dagli abusi. Ma intanto la priorirà per l’Europa è che stiano rinchiusi e non diano fastidio.
E’ la triste storia di molti rifugiati: bambini sfruttati in Turchia come schiavi sottopagati, bambine e ragazze rinchiuse nei campi in Grecia e costrette a vivere in condizioni di promiscuità in aree dove non c’è alcun reale controllo. E se rimangono in Siria, Iraq e Afghanistan ad ucciderli ci pensano le bombe, generosamente sganciate sempre più spesso contro ospedali, scuole e case.

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