Dopo le polemiche e i divieti di Cannes e di Sisco in Corsica, ci si interroga su quale possa essere il concetto di libertà che impedisce a una cultura diversa dalla nostra di seguire i propri insegnamenti religiosi. Il burkini offende chi porta il bikini? E il bikini offende chi va in giro in topless? E il topless potrà offendere i nudisti? Riflessioni a margini di una crociata insensata, tra le tante, nata in Francia. Interessante il reportage di Catherine Mallaval su Liberation. Sulla piccola spiaggia dei catalani, a Marsiglia, a quindici minuti dal porto vecchio, convivono serenamente donne velate e donne in topless. Alcune usano il burkini e lo definiscono una liberazione rispetto a quando dovevano fare il bagno velate. Nella stessa famiglia può succedere che una donna scelga il burkini e una il bikini, senza problemi.
Hanane, intervistata dalla giornalista, spiega: Ma perché ci si concentra così tanto su di noi musulmani? Io ho pianto dopo gli attacchi… Voglio solo vivere la mia religione liberamente. E spiega la ssua scelta di essere velata: Quando mio marito ha visto, mi ha chiesto scherzosamente se avevo freddo…
Accanto a lei, la sorella indossa un bikini. Hanane insiste: “Ognuno fa come vuole. Naturalmente, quando sono in burkini sento alcuni sguardi che mi scrutano, ma voglio essere positiva. Mi dico che è solo la curiosità”.
Il reportage si snoda attraverso numerose interviste. Chi è favorevole, chi è contrario, chi se la prende con i problemi reali legati all’inquinamento, chi dice che in Tunisia, paese dal quale proviene, ha visto donne in topless sulla spiaggia e nessuno ha vietato niente. Il pezzo finisce con le parole di Zubaida, 33, casalinga, esce dall’acqua. Il suo burkini è rosso e marcato Adidas, l’ha acquistato l’anno scorso in Algeria. Mi chiedo perché creiamo questa falsa polemica. Forse serve per eccitare i fanatici.