Valls insiste e rilancia: il burkini è una provocazione
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Valls insiste e rilancia: il burkini è una provocazione

Il primo ministro: una minaccia al principio di uguaglianza tra l'uomo e la donna

Una donna con il burkini
Una donna con il burkini
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5 Settembre 2016 - 18.02


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Speravamo tanti che fosse un frutto del caldo estivo e che la sinistra (o sedicente tale) non cominciasse a inseguire la demagogia populista della destra. Ma così non è.
Infatti il dibattito sul burkini si è rfiacceso dopo che il primo ministro francese Manuel Valls ha ribadito: “Il burkini è una provocazione, rappresenta l’islamismo radicale che vuole imporsi nello spazio pubblico”. Valls risponde così ad un articolo apparso il 2 settembre sul New York Post firmato da Lillie Drameaux e intitolato “The Way People Look at Us Has Changed’: Muslim Women on Life in Europe”, dove donne musulmane difendevano la libertà di indossare il burqa e il burkini, il costume da bagno vietato da una trentina di comuni francesi perché associato al radicalismo islamico.
Il primo ministro ha fatto una rilettura delle testimonianze critiche verso la Francia raccolte dalla giornalista e rilanciato: “Le donne cui questo articolo dà voce rappresentano un punto di vista. La giornalista avrebbe dovuto ascoltare anche la grande maggioranza delle donne che non si riconoscono in una visione ultra-rigorista dell’islam”.
Secondo il primo ministro, che pochi giorni fa aveva coinvolto nel dibattito anche il simbolo francese della Marianna, c’è un legame tra la comparsa del burkini e l’ascesa del credo radicale del salafismo, una minaccia al principio di uguaglianza tra l’uomo e la donna: “Bisogna avere gli occhi aperti sull’influenza del salafismo, che vede le donne come inferiori e impure. Il corpo delle donne non è né puro né impuro. E’ il corpo delle donne, e non deve nascondersi per proteggersi da chissà quale tentazione”. Stesso discorso, secondo Valls, vale per la concezione di laicità: “Non è la negazione della religione. E’ la libertà di credere o non credere, a condizione di non imporre il proprio culto o le proprie pratiche agli altri”.

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