Razzismo chiama violenza. Emergono nuovi dettagli sulla vita di Thomas Meir, l’uomo di 53 anni, simpatizzante dell’ultradestra inglese, accusato d’aver selvaggiamente aggredito e ucciso il 16 giugno scorso a Birstall, nello Yorkshire, la deputata del Labour britannico Jo Cox. Lo si apprende dai media svizzeri. Oggi, in una nuova udienza del processo a Meir, il rappresentante della pubblica accusa, Richard Whittam, ha riferito che in bella mostra nella sua particolare biblioteca sono stati trovati un simbolo nazista con aquila e svastica, volumi ispirati a teorie razziste e ritagli di stampa sulle “imprese” di Anders Breivik, l’estremista islamofobo autore della strage di giovani laburisti norvegesi nel 2011. Inoltre, nella sua libreria, e fra la sua paccottiglia da collezione, ha raccontato Whittam alla giuria popolare, gli investigatori hanno scovato testi di storia militare tedesca, ma anche ricostruzioni giustificazioniste della Shoah, manuali di teorie della razza scritti per le SS, un volume di “Storia della razza bianca”. Nella memoria del computer sono stati inoltre rintracciati contatti con gruppi e siti razzisti, in particolare legati ai nostalgici sudafricani dell’apartheid.
Nonche’ un dossier con informazioni sulla Cox, a conferma dell’apparente premeditazione dell’omicidio. Omicidio che secondo diversi testimoni e’ stato poi perpetrato al grido di “Britain First”: la Gran Bretagna prima di tutto.
Il tutto da unire a quanto si è scoperto della stessa deputata. Come ad esempio il fatto che stava preparando un dossier sui fascisti inglesi e che da mesi era vittima di minacce.
