Le testimonianze sono terribili: lo Stato Islamico durante i mesi di occupazione ha maltrattato le donne nella città di Manbij in una maniera degradante e oppressiva.
Applicanto in maniera fanatica la sharia, ossia la legge islamica, l’Isis ha ripetutamente stuprato molte donne mentre altre sono state lapidate con l’accusa di adulterio.
Ora alcune donne di Manbiji hanno trovato il coraggio per raccontare le loro sofferenze sotto il Califfato, terminate sopo dopo l’arrivo delle forze democratiche siriane (Sdf) che hanno cacciato i jihadisti il 15 agosto 2016, dopo due mesi di combattimenti molto duri.
“Sotto l’Isis le donne sono state costrette ad indossare il velo e a coprirsi tutte di nero. Alle donne non era nemmeno permesso nemmeno di mostrare gli occhi in pubblico. Le donne sono state sottoposte a punizioni brutali anche senza alcuna ragione valida. Un incubo”. Ha raccontato Fatma.
Dopo la cacciata dell’Isis città, le Forze democratiche siriane hanno scoperto una prigione segreta dove venivano rinchiuse le donne. “Le mura di questa prigione sono state testimoni di atrocità inimmaginabili da parte di militanti dell’isis contro le donne innocenti”, ha raccontato Fatma.
Budder Ayman, un’altra donna Manbij, ha raccontato all’agenzia curda Ara News che l’Isis faceva pressioni sulle donne perché lasciassero i loro mariti per sposare jihadist.
“Mi ricordo che una volta sono entrata in un negozio senza coprire gli occhi e quelli dell’Isis mi hanno arrestata e hanno detto che mio marito era un apostata per avermi permesso di apparire in pubblico in quello stato. Mi hanno chiesto di lasciare mio marito e sposare uno dei jihadisti. Mi hanno tenuta in un centro di detenzione per un giorno prima di lasciarmi andare. Mio marito era molto preoccupato. Ho sei figli e questi bastardi avrebbero voluto distruggere me e la mia famiglia”.
Stuprate e lapidate: le donne raccontano le atrocità dell'Isis a Manbij
La città è stata liberata dai jihadisti nell'agosto del 2016
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11 Gennaio 2017 - 11.40
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