Una speranza per la pace o una pace costruita negando i diritti di molti? Vedremo. Si sono aperti ad Astana, in Kazakistan, i negoziati diretti tra i ribelli siriani e il regime di Damasco. A sei anni dall’inizio della guerra civile nel Paese, gli inviati del presidente Bashar Al Assad, sostenuti da Russia e Iran, e i rappresentanti dei ribelli, appoggiati dalla Turchia, dovrebbero iniziare a discutere del consolidamento della fragile tregua già in corso.
I colloqui sono iniziati con un saluto del presidente kazako, Nursultan Nazarbayev, e interventi dei vari partecipanti per procedere poi ai negoziati veri e propri, a porte chiuse. Il secondo giorno di negoziati includerà colloqui bilaterali e multilaterali tra i partecipanti. Al momento non è chiaro se i rappresentanti del governo siriano e dei ribelli avranno un faccia a faccia, anche se questo è il principale obiettivo.
I ribelli cercheranno di rafforzare il cessate il fuoco, iniziato lo scorso 30 dicembre, di trovare nuove garanzie per continuare con l’attuazione della tregua e il miglioramento della situazione umanitaria in tutto il paese, secondo quanto ha fatto sapere un membro della delegazione dell’opposizione.
“Se questi colloqui riusciranno nell’intento di garantire la tregua, migliorare la situazione umanitaria attraverso il sollevamento degli assedi e garantire l’accesso agli aiuti e la liberazione di prigionieri politici, allora avremo un buon terreno comune per avviare i negoziati di Ginevra (il prossimo 8 febbraio) e per cercare la transizione politica”, ha commentato la fonte dei ribelli.
Insieme alle due delegazioni e a quelle dei due paesi mediatori partecipano alla conferenza anche l’inviato speciale Onu in Siria, Staffan de Mistura e il viceministro iraniano degli Esteri per gli Affari arabi, Hosein Ansari, che guida la rappresentanza di Teheran.
Ieri, l’amministrazione del nuovo presidente americano, Donald Trump, ha annunciato che non invierà una delegazione formale ai colloqui e che l’ambasciatore di Washington in Kazakistan rappresenterà gi Stati Uniti.
Su tutto c’è però un’ombra: dove sono e cosa faranno i curdo-siriani del Ypg che hanno eroicamente difeso Kobane dall’Isis e che stanno marciando su Raqqa? Il timore è che la pace potrebbe passare attraverso la negazione dei loro diritti. Nel frattempo i turchi continuano a bombardarli nel silenzio di tanti.
Al via ad Astana i colloqui di pace sulla Siria: ma senza i curdi
Al tavolo gli inviati del presidente Bashar Al Assad e i ribelli sostenuti dalla Turchia
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23 Gennaio 2017 - 11.33
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