Alle condanne di mezzo mondo si sono aggiunte anche quelle del paese neutrale per eccellenza: la confederazione elvetica.
Dopo l’adozione in Israele della “legge sulla regolarizzazione” delle colonie ebraiche su terre private palestinesi in Cisgiordania la fiducia della Svizzera “nell’impegno del governo israeliano per una soluzione a due Stati è seriamente scossa”.
Lo ha affermato il Dipartimento federale degli affari esteri (Dfae).
Il Dfae ha chiesto al governo dello Stato ebraico in una presa di posizione di “riaffermare il suo attaccamento alla soluzione a due Stati, in particolare con la cessazione immediata di misure unilaterali che ne compromettono la realizzazione”, soprattutto l’insediamento di nuove colonie, che “costituisce un ostacolo alla pace”.
La Svizzera, che tiene molto alla soluzione dei due Stati, ha costatato che l’approvazione lunedì della nuova legge da parte del parlamento israeliano rende questa soluzione “ancora più difficile”. Berna continuerà tuttavia ad appoggiare gli sforzi internazionali per “il rilancio di un processo di pace credibile”. Il Dfae ritiene che “qualsiasi futuro processo di pace dovrebbe anche implicare pienamente i paesi arabi”.
La diplomazia elvetica si è impegnata inoltre negli sforzi per rafforzare l’unità palestinese. Essa ha auspicato una “autorità legittima ed efficace, in grado di parlare e di negoziare a una sola voce in nome di tutti i Palestinesi”. Per questo – afferma il Dfae – bisogna lavorare per ridurre la divisione tra Ramallah (Cisgiordania) e Gaza.
“Lo spazio democratico si riduce, come pure la fiducia dei Palestinesi nelle loro istituzioni”, continua il dipartimento diretto da Didier Burkhalter. Per il Dfae “non bisogna più aspettare a indire elezioni palestinesi, locali e poi generali”.
Anche la Svizzera contro Israele: la legge sulle colonie ha scosso la nostra fiducia
I ministero degli esteri ha diramato una nota molto critica con Tel Aviv
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8 Febbraio 2017 - 19.53
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