Trump ordina una stretta sui visti: controlli anche sui social
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Trump ordina una stretta sui visti: controlli anche sui social

L'amministrazione guidata dal miliardario ha compiuto un altro passo per rendere più difficile l'ingresso negli Stati Uniti.

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24 Marzo 2017 - 21.48


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Il clamore non è quello suscitato dal ‘travel ban’ da alcuni Paesi islamici, ma l’amministrazione Trump ha compiuto un altro significativo passo per rendere più difficile l’ingresso negli Stati Uniti.

La stretta questa volta riguarda i visti turistici, di lavoro e rilasciati a parenti di cittadini residenti in Usa. Tutti – e si tratta di milioni di persone ogni anno – saranno sottoposti a controlli extra, compresi quelli riguardanti l’attività su Facebook e gli altri social media. Ogni particolare della vita personale propria e dei propri familiari sarà scandagliato a caccia di eventuali ‘macchie’. E il minimo sospetto potrà portare al rifiuto del visto.

Il giro di vite è contenuto in una serie di cablogrammi inviati dal segretario di stato, Rex Tillerson, a tutte le ambasciate Usa, con l’indicazione di istruire gli uffici consolari sulle nuove procedure. La parola d’ordine è chiara, messa nera su bianco: mettere sotto torchio i richiedenti e “non esitare a rifiutare le domande di ingresso di ogni individuo che sollevi preoccupazioni sul fronte della sicurezza”, scrive il ministro degli esteri.

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Del resto Trump – criticando la ‘mollezza’ dell’amministrazione Obama – lo aveva promesso più volte in campagna elettorale: tutti coloro che vogliono entrare in America saranno sottoposti a ‘extreme vetting’, controlli eccezionali. Anche i cittadini dei Paesi europei, si era spinto a dire in un paio di occasioni. Al momento però sarebbero esclusi dalla stretta 38 Paesi, quelli ammessi al programma ‘Visa Waiver’ che garantisce procedute più snelle e rapide.

Tra questi la maggioranza degli stati del Vecchio Continente e i principali alleati e partner degli Usa, come il Giappone, l’Australia, la Nuova Zelanda, la Corea del Sud.

Nel mirino ci sarebbero dunque di nuovo i Paesi del Medio Oriente e dell’Africa. Per i cittadini di questi Paesi aumenteranno le probabilità di un rifiuto del visto e si allungheranno decisamente i tempi di attesa per una risposta, che potrebbe arrivare dopo mesi se non addirittura anni, sottolineano le associazioni per le libertà civili. In un Paese dove nel 2016 sono stati rilasciati 10 milioni di visti.

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Nel dettaglio, i controlli extra riguarderanno interviste più approfondite per avere il quadro più completo possibile sulla ‘travel history’ dei richiedenti, sui luoghi in cui hanno risieduto e lavorato nell’arco di 15 anni, su tutti i contatti telefonici e di posta elettronica, sull’attività sui social media negli ultimi cinque anni. Quest’ultimo controllo diventa obbligatorio se chi richiede il visto e’ stato in territori controllati dall’Isis.

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