Al potere c’è arrivato pugnalando alle spalle la Roussef ma adeso anche lui è sotto inchiesta accusato di corruzione.
Temer non si vuole dimettere e alza il pugno duro della repressione: la Commissione Interamericana per i Diritti Umani e l’Alto Commissario delle Nazioni Unite per i Diritti Umani hanno condannato “l’uso eccessivo della forza” da parte della polizia militare in Brasile per “sopprimere” le proteste scoppiate nel Paese contro il presidente Michel Temer, travolto da uno scandalo corruzione. “Esortiamo il governo brasiliano a raddoppiare gli sforzi per promuovere il dialogo e proteggere il diritto a manifestare in modo pacifico”, ha detto il rappresentante Onu per il Sud America, Amerigo Incalcaterra.
Circa 50mila persone sono scese in piazza mercoledì a Brasilia per chiedere le dimissioni di Temer.
Intanto deputati brasiliani dell’opposizione hanno consegnato al coordinatore dell’Onu in Brasile, Niky Fabiancic, una ‘lettera-denuncia’ contro il capo di Stato, Michel Temer.
Nel documento, i parlamentari – tra cui Maria do Rosario, ex ministro della segreteria speciale dei Diritti umani presso la Presidenza della Repubblica durante il governo di Dilma Rousseff – hanno definito “autoritario” il decreto (poi revocato) con il quale Temer autorizzava l’uso delle forze armate contro i manifestanti durante le proteste di mercoledi’ scorso a Brasilia.
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