Il G7 di Taormina visto attraverso le immagini e il glamour
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Il G7 di Taormina visto attraverso le immagini e il glamour

Finito il summit una analisi di come i media lo hanno trattato in termini di immagini e altro

Il G7 a Taormina
Il G7 a Taormina
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Diego Minuti Modifica articolo

28 Maggio 2017 - 12.22


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Come ogni grande evento che si rispetti, il G7 di Taormina non è sfuggito alla regola che impone che il giudizio generale sull’accaduto comporti anche una analisi di come i media lo hanno trattato in termini di immagini.
Al di là del luogo scelto per ospitare il summit (Taormina per storia, bellezza ed anche ospitalità non teme confronti), il G7, come sempre, al di là dei contenuti politici, si è trasformato in una lunga passerella puntualmente immortalata da un obiettivo o da una telecamera. E non è certo difficile asserire che di questo appuntamento planetario, in termini di glamour, la più attesa era Melania Trump, di cui ogni mossa, ogni passo, ogni sguardo è stato fissato in uno scatto o in un fermo immagine, a cominciare dai primi passi sulla scaletta dell’Air Force One per finire allo spot pseudo-elettorale del marito davanti ai coccolati militari della base di Sigonella.
Ogni mise è stata vivisezionata, giungendo anche a disquisire sul soprabito da 51 mila dollari – peraltro ‘made in Italy’ – letto indifferentemente come capo molto elegante e, di contro, come uno ”schiaffo” per chi non ha.
E’ la querelle di sempre, se, cioè, un personaggio ufficiale e che, per il ruolo che le è stato attribuito (First Lady), ha degli obblighi legati alla sua figura, debba per vestirsi contemplare un trattato di sociologia o, più semplicemente, farlo per come sua abitudine. E se si pensa che il marito è miliardario appare scontato che Melania ha un livello di vita che le consente magari di spendere per uno spolverino l’equivalente dello stipendio annuo di un operaio. Talvolta il festival dell’ipocrisia mette le tende anche laddove non dovrebbe, ma, bisogna pur sottolinearlo, gli appunti mossi alla signora Trump sono stati dettati anche dall’obbligato confronto con Brigitte Macron, attesissima per la prima uscita internazionale accanto al marito, neopresidente francese. E la sessantaquattrenne Brigitte ha saputo conquistare la scena, sempre allegra e disponibile (persino all’orrendo rito dei selfie) e, soprattutto, mostrandosi per quello che è, ben cosciente delle normalissime rughe, cancellate sempre da un sorriso che ha fatto breccia. Per il resto, tutto secondo la norma, con le foto di gruppo che, con la presenza in terza fila di Gauthier Destenay, l’architetto belga marito di Xavier Bette, premier lussemburghese, hanno spazzato ogni ipocrisia sull’omosessualità, senza ammiccamenti, tanto cari al sempre in agguato machismo. Tacendo del fatto che la bellissima Taormina fu il luogo scelto, a cavallo tra ‘800 e ‘900, dal fotografo tedesco Wilhelm von Gloeden, per immortalare una serie di ragazzi locali, celebrandone la bellezza e, insieme, l’amore omosessuale.
Il copione dei vari summit, nei diversi formati, prevedeva anche le proteste, che ci sono state, ma in tono molto minore rispetto a quel che si poteva temere. Merito soprattutto del dispositivo di sicurezza predisposto, ma anche dalla civiltà della stragrande maggioranza dei manifestanti, che non sono caduti nella provocazione di taluni esponenti del mondo antagonista violento. La manifestazione di Giardini-Naxos (che orrore sentirla definire il ”lungomare di Taormina”) è stata puntualmente resocontata, confermando un paio di cose. La prima, per dirla in soldoni, di ordine pubblico: se si vogliono evitare guai peggiori occorre marginalizzare le frange più violente costringendole in spazi angusti, facilmente controllabili. La seconda, che alcuni – la minoranza – tra fotografi e cineoperatori si erano preparati a lavorarci su come se andassero alla guerra, tra caschi, maschere anti-gas, protezioni e quant’altro, con un eccesso di prudenza che è però, visto come qualcuno era bardato, caduto nel ridicolo. L’ultima, che, come sempre, c’è stato chi, tra i manifestanti, ha cercato disperatamente di guadagnarsi i primi piani, magari vestendosi in stile gipsy e muovendosi a passo di danza bene inteso solo ed esclusivamente a favore di telecamera.

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