Media: Trump vuole uscire dall'accordo di Parigi sul clima
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Media: Trump vuole uscire dall'accordo di Parigi sul clima

Gentiloni: spero Trump decida presto e bene sul clima.

Donald Trump
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28 Maggio 2017 - 15.13


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Il presidente americano, Donald Trump – afferma l’agenzia Axios citando alcune fonti – ha rivelato ad alcuni suoi confidenti, incluso il numero uno dell’Agenzia per la Protezione Ambientale Scott Pruitt, la sua intenzione di sfilare gli Stati Uniti dall’accordo sul clima di Parigi. Trump da Taormina ha fatto sapere con un tweet che decidera’ la prossima settimana se restare o meno nell’accordo. La Casa Bianca sul tema e’ spaccata: Steve Bannon preme per un’uscita, Ivanka punta invece a restare nell’intesa.

La replica. “Secondo me le molte fughe di notizie sulla Casa Bianca sono bugie fabbricate dai fake media. Ogni volta che si leggono le parole ‘fonti dicono’ sui fake media, senza menzionare il nome, è possibile che queste fonti non esistano e siano state create. Le fake news sono il nemico”. Lo afferma il presidente Donald Trump in tre twitter. 

Dopo l’accordo sulla lotta al terrorismo, niente di fatto sul clima, qualche passo avanti sul commercio, pochi sui migranti. Il G7 di Taormina si chiude all’insegna dei compromessi, anche al ribasso, pur di evitare una rottura. Con la presenza ingombrante di Donald Trump, fermo sulle sue posizioni. A cominciare dal dossier sul clima: l’America prende tempo, annuncia che “deciderà la prossima settimana” e costringe gli altri sei leader ad aspettare la sua scelta di confermare o meno gli impegni presi da Obama a Parigi. Entrando in rotta di collisione con la cancelliera Angela Merkel, che parla di “discussione non soddisfacente” e avverte: non “faremo concessioni”.

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“Una soluzione non ideale”, commenta anche Emmanuel Macron. Il premier Paolo Gentiloni, cui spetta la difficile mediazione, tenta di evitare lo strappo: “Non arretriamo di un centimetro ma speriamo decidano presto e bene. Gli abbiamo dato tutti gli elementi, anche quelli di business come la green economy, per prendere la decisione giusta”, dice smorzando i toni. Pronto a rilanciare: “Almeno c’è stata una discussione aperta e vera, non come nei soliti G7 precotti”. Discussione che non si è limitata solo al clima. Anche sul commercio il compito non è stato facile: conciliare l’approccio multilaterale con i dazi e le barriere preannunciati da Trump. Gli sherpa hanno tenuto aperta fino all’ultimo la bozza finale. Passa, e non è poco, l’impegno ai mercati aperti e la “lotta al protezionismo”.

Ma anche la netta contrarietà a qualsiasi “pratica scorretta del commercio”: parole dove si riconosce il profilo di un’America che ha messo nel mirino non solo il surplus tedesco ma anche le svalutazioni competitive asiatiche. Un punto di “equilibrio” che non “era scontato”, commenta Gentiloni dopo un confronto che la Merkel non esita a definire “duro”. Non ci sarebbe invece stata una grande discussione sui migranti. Le ambizioni italiane di portare a casa un impegno, tradotto in una sorta di Migrant Compact per l’Africa da allegare al documento finale, sono di fatto naufragate mesi fa. Lo riconosce lo stesso Gentiloni, definendo quelle pagine “un testo di spunto scambiato” tra gli sherpa. Di fatto la presidenza italiana, che aveva messo i migranti tra le priorità del vertice, porta a casa concetti importanti come l’approccio condiviso, anche di lungo periodo con il coinvolgimento dei paesi di origine e la responsabilità comune.

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Ma è costretta (anche qui c’è lo zampino americano) ad accettare il concetto della sicurezza dei confini e il controllo dei flussi. Un risultato zoppo. Come lo definisco le ong che compatte – da ActionAid a Oxfam e One – parlano di “occasione perduta”. Non solo sulla crisi dei migranti ma anche e soprattutto sulle grandi carestie e le crisi umanitarie africane. L’Africa ha preso gran parte della discussione, ha tenuto invece a precisare Gentiloni, che oggi ha ospitato al tavolo anche i paesi ‘outreach’ con cui si è discusso di “opportunità dell’innovazione, della formazione e dalla parità di genere”. I Grandi rilanciano poi, ancora una volta, la necessità di spingere su crescita e lavoro in un contesto dove la ripresa c’è, ma viaggia “sotto le sue potenzialità” in molti paesi.

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