Italiana espulsa dalla Svizzera: va troppo spesso a trovare i genitori in patria
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Italiana espulsa dalla Svizzera: va troppo spesso a trovare i genitori in patria

Il motivo: «Il suo centro d'interessi si trova nella città natale, all'estero» sostiene il Cantone.

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30 Giugno 2017 - 08.42


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«Sono giorni che non dormo». Sono le parole della signora G. che al telefono con la giornalista del sito TicinoOnline, trattiene a stento le lacrime. E ne ha tutte le ragioni. Dopo 15 anni in Ticino la 40enne italiana ha ricevuto nelle scorse settimane una lettera d’espulsione. Il motivo: «Il suo centro d’interessi si trova nella città natale, all’estero» sostiene il Cantone. La donna, che nubile e senza figli, si reca in Sud Italia solo occasionalmente per visitare gli anziani genitori. Ma tanto basta all’Ufficio migrazione, che negli ultimi anni ha stretto un giro di vite sui permessi di soggiorno: lo dimostrano casi recenti, e anche i numeri parlano chiaro. Il boom delle revoche è iniziato nel 2015, con 92 permessi ritirati a fronte dei 16 dell’anno precedente. Tra i cittadini stranieri che invece si sono visti negare il rinnovo del permesso nel 2016 (il numero non è noto per ora) c’è anche lei, G.

Arrivata in Ticino nel 2002, la 40enne si trovava in disoccupazione «a seguito di un licenziamento» quando ha presentato (invano) la domanda per il permesso C, l’anno scorso. «Da allora è iniziata la mia odissea» racconta. «Per tutta risposta mi è stato revocato il B». Un ricorso al Consiglio di Stato è già stato respinto: ora la pratica è pendente al Tribunale amministrativo cantonale. L’Organizzazione cristiano sociale, che ha affiancato G. nel percorso legale, ritiene «preoccupante» la decisione in quanto «parliamo di una persona che ha sempre lavorato regolarmente in Ticino» e senza precedenti penali. Per Marco Rocca dell’Ocst «chiamare in causa i rapporti con la famiglia in Italia è assurdo» nel caso di una donna adulta e indipendente. «Mio padre ha 90 anni e problemi di salute, come potrei non andare a trovarlo? Capita in ogni caso non più di due volte l’anno» afferma la 40enne. «Al Sud non ho amici né conoscenze lavorative». Il rischio ora, se dovesse tornare a casa, è che si ritrovi a vivere a carico dei genitori.

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