Se fosse nato negli Stati Uniti, Arnold Schwarzenegger (Thal, Austria, 1947) sicuramente avrebbe affrontato le elezioni presidenziali nel suo paese di accoglienza. Ma, per una risoluzione costituzionale, l’austriaco divenuto per adozione nord-americano, non può optare alla candidatura. Così, è l’immigrato che più in alto è salito nell’escalation politica.
“Conan il repubblicano” come lo soprannominò George Bush, fu governatore della California dal 2003 al 2011, dove si guadagnò il rispetto dei democratici per aver promosso leggi in difesa dell’ambiente.
Ora Arnold Schwarzenegger marcia lontano dall’arena istituzionale e preferisce puntare al benessere comune come un filantropo. Dirige The R20 – Regions of Climare Action, una Ong in cui lavora con le autorità di tutto il mondo nel miglioramento della sostenibilità delle propre regioni. Cosi quando Trump annunciò il 1 giugno il ritiro di EEUU degli Accordi di Parigi contro il cambiamento climatico, trovò l’eroe di azione dalla parte dei difensori dell’ambiente contro di lui.
L’alter ego di Terminator visitò la passata edizione di Cannes in qualità di produttore e narratore del documento Wonders of the Sea 3D, diretto da Jean-Michel Cousteau, figlio del celebre oceanógrafo Jacques Cousteau. La promozione di questo film in difesa degli oceani servì per sciogliere la lingua di Arnie contro il suo acerrimo nemico nella Casa Bianca.
Ci sono molti attorno al mondo che non credono nella rilevanza della protezione dell’ambiente. E’ chiaro che Trump non è l’unico, ma le sue decisioni hanno un impatto globale. “Gli auguro buona fortuna come presidente. Se farà un buon lavoro al Governo, guadagneremo tutti. Ma per quello che si riferisce al cambiamento climatico, Trump è disinformato. Ancora vive nell’Età della Pietra. Con il tempo, speriamo di fargli comprendere che gli attivisti ambientali sono nella buona strada. Il nostro dovere è far andare il mondo in buone condizioni per le generazioni future”.
Le prese in giro su Twitter tra Schwarzenegger e Trump arrivarono in piena campagna elettorale, quando l’attore tentava di convincere i suoi compagni di partito di votare con la mente indirizzata per il bene del paese. “Per la prima volta da quando divenni cittadino nel 1983, non voterò per il candidato repubblicano”, scriveva nell’ottobre del 2016.
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