Turchia, confermato l'arresto della direttrice di Amnesty
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Turchia, confermato l'arresto della direttrice di Amnesty

Il tribunale di Istanbul rattifica il carcere per Idil Eser: aiuta i terroristi

Idil Eser, la direttrice di Amnesty International, è ora in un carcere in Turchia
Idil Eser, la direttrice di Amnesty International, è ora in un carcere in Turchia
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18 Luglio 2017 - 09.58


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Resterà in carcere in Turchia Idil Eser, la direttrice di Amnesty International. Il suo arresto insieme ai sei dei 10 attivisti per i diritti umani fermati quasi due settimane durante un seminario sulla sicurezza informatica, è stato convalidato da un tribunale di Instanbul.

I magistrati li hanno accusati di aver “commesso reati nel nome di un’organizzazione terroristica senza esserne membri”. Restano in carcere anche 2 formatori stranieri, un tedesco e uno svedese. I 4 attivisti rilasciati avranno l’obbligo di firma e un divieto di espatrio.

Amnesty ha definito la decisione come «un colpo tremendo per i diritti in Turchia».

Secondo Amnesty, gli attivisti sono sospettati di legami con «organizzazioni terroristiche non collegate e opposte», tra cui la presunta rete golpista di Fethullah Gülen e il Pkk curdo. Nei giorni scorsi, il caso fu commentato direttamente dal presidente Recep Tayyip Erdogan, secondo cui il loro meeting interrotto da una retata della polizia sull’isola di Buyukada, al largo di Istanbul, aveva «la natura di continuazione» delle cospirazioni eversive dello scorso anno.

Leggi anche:  La "nuova Siria" protettorato turco: una minaccia per Israele e non solo

«Non è un’indagine legittima, è una caccia alle streghe motivata politicamente che traccia un futuro spaventoso per i diritti in Turchia. Oggi abbiamo appreso che difendere i diritti umani è un crimine in Turchia. È un momento di verità, per la Turchia e la comunità internazionale», ha detto il direttore generale di Amnesty, Salil Shetty.

Il mese scorso, le autorità turche avevano già arrestato con accuse di legami con i ‘gulenisti’ il presidente dell’ong, Taner Kilic, che fu anche il legale del blogger italiano Gabriele Del Grande, trattenuto per due settimane lo scorso aprile.

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