Terrorismo in Algeria: 20 anni fa il massacro dei piccoli angeli di Raïs
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Terrorismo in Algeria: 20 anni fa il massacro dei piccoli angeli di Raïs

I guerriglieri islamisti del Gia uccisero 24 ragazzi: era la notte tra il 28 ed il 29 agosto 1997. Una targa nella scuola ricorda i martiri

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Diego Minuti Modifica articolo

28 Agosto 2017 - 14.45


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”Alliche Aïcha, Slimani Narimane, Bekari Hiba, Bekari Allel, Bilal Sarah, Seghir Rabah, Sebti Sabrina, Djaknoun Manal, Nennouche Madina, Nennouche Zahida, Karkar Walid, Bouchiouane Abdennour, Bekari Ayoub, Bekari Khadidja, Zouahra Khadidja, Zouahra Radhia, Boumamchi Moussa, Aouiter Messaoud, Seghir Mohamed, Nessakh Sid Ahmed, Sebti Imène, Ferrah Meriem, Bilal Abdelkader, Gourabi Ishak”.
Sulla targa che si trova nella scuola primaria di Raïs sono 24 i nomi che sono scolpiti e che ricordano a tutti, dagli scolari ai docenti, al personale, a chi vi si trova a passare davanti, che l’Algeria al terrorismo islamico ha pagato un prezzo altissimo che non può né vuole dimenticare. I nomi della targa sono quelli di 24 dei molti bambini massacrati, 20 anni fa, nella notte tra il 28 ed il 29 agosto del 1997, a Raïs, una borgata della periferia di Sidi Moussa, 25 chilometri a sud di Algeri. Da quel giorno Raïs è entrata tra le località martiri della lotta all’integralismo del Gia, il gruppo islamico armato, che ha firmato decine di stragi negli anni della guerra civile.
Quella notte i guerriglieri del Gia arrivarono a bordo di camionette a Raïs, chi armato di Kalashnikov, chi di asce, chi di coltellacci per fare della borgata il teatro dell’ennesimo massacro di civili che, con la guerra scatenata contro lo Stato, nulla aveva a che spartire. Un bagno di sangue che non si fermò davanti a nulla.
”Hanno trasformato – ha scritto Mustapha Belfodil, giornalista del quotidiano algerino El Watan – i matrimoni in massacri, le circoncisioni in infanticidi”. Quando la furia cieca degli integralisti del Gia fu saziata dal sangue di innocenti e i guerriglieri abbandonarono Raïs, per le strade, nelle case, nei letti e nelle culle restarono 300 morti per quello che è ormai classificato statisticamente come un massacro.
La guerra civile algerina, come tutte le altre dove la comune origine tra opposte fazioni sembra dilatare la ferocia di chi le combatte, ha inflitto al cuore del Paese ferite che solo ora sembrano potersi rimarginare, anche se il terrorismo islamico, come l’Idra, pare riuscire sempre a salvare, anche se le altre vengono tagliate, la sua malefica testa pensante. Il sangue a Raïs macchiò la storia di moltissime famiglie, mentre per altre la sorte fu più benevola, perché ebbero solo poche vittime. Ma ci furono nuclei familiari che furono letteralmente spazzati via. Younes Bekari è il custode della scuola di Raïs, nella strage ha perso molti congiunti e, ad el Watan, ha quasi vergogna a spiegare perché s’è salvato. Aveva fatto il militare dal 1993 al 1995 ed il Gia aveva fatto sapere che, se fosse tornato a casa, sarebbe morto. Fu praticamente bandito dal villaggio e questo gli ha salvato la vita. Solo nel 1999, è potuto tornare a Raïs per pregare davanti alle tombe dei suoi parenti massacrati.
Per l’Algeria il 1997 fu l’anno dei massacri, una strategia fortemente voluta dal Gia per fiaccare la capacità dello Stato da un lato di reagire militarmente al terrorismo e, dall’altro, di dare risposte rassicuranti alla popolazione, colpita dalla protervia degli jihadisti capaci di colpire, infliggere perdite pesantissime e ritirarsi nel maquis, le impenetrabili zone boschive che, ieri ed anche oggi, offrono riparo a chi è alla macchia.
Il 4 gennaio 16 persone furono uccise a Benachour; il 17 gennaio, 43 persone a Sidi Abdelaziz; il 3 aprile, 50 persone a Ksar El Boukhari; il 21 aprile, 120 persone a Haouch Boughlaf; il 16 giugno 48 persone a Dhaiat Labguer; il 27 luglio 36 persone a Si Zerrouk; il 2 agosto 100 persone a Oued El Had ed a Mzaourou; il 20 agosto, 60 persone a Tablat; il 26 agosto, 64 persone a Beni Ali.
Il massacro di Raïs fu un intermezzo: il 5 settembre a Sidi Youcef furono uccise 87 persone; il 20 settembre a Beni Slimane furono passati per le armi 50 civili. Il culmine dell’orrore fu toccato a Bentalha: 400 persone massacrate.
Come sempre accade, la routine attenua l’effetto mediatico degli eventi e quanto accadeva negli anni ’90 nella vicina Algeria in Occidente giungeva con eco affievolita, quasi che ci si fosse stancati di notizie di massacri. Che non si fermavano davanti a nulla: le cerimonie come i matrimoni o le circoncisioni dei bimbi erano per il Gia la migliore occasione per trovare più bersagli possibili in un unico luogo, senza difesa alcuna perché pensavano che nessuno avrebbe offeso la sacralità di riti come quelli. Un errore che in migliaia hanno pagato con la vita.

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