Il premio Nobel per la pace assegnato nel 1991 a Aung San Suu Kyi non può essere revocato così come chiede una petizione che critica la posizione della leader birmana sulla persecuzione della minoranza Rohingya. Lo ha fatto sapere oggi la Fondazione Nobel. In una mail all’Ap Olav Njolstad, capo dell’istituto norvegese dei Nobel, afferma che né le disposizioni del fondatore del premio Alfred Nobel, né le regole della fondazione prevedono questa possibilità. Una petizione online firmata da oltre 386.000 persone chiede la revoca del premio che Aung San Suu Kyi aveva ricevuto per “la sua lotta non violenta per la democrazia e i diritti umani” durante le dittatura militare. Aung San Suu Kyi, leader de facto del Myanmar, ha denunciato la “disinformazione” sulla crisi dei Rohingya. La ‘Lady’, come è conosciuta dai birmani, parla di “pesante iceberg di disinformazione”, che deforma il racconto di quel che sta accadendo. “Questo tipo di false informazioni e’ solo la parte più visibile di un enorme iceberg di disinformazione”, ha detto nel corso di un colloquio telefonico con il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan. Sono almeno 400 le persone – in maggioranza Rohingya – rimaste uccise nelle violenze nello Stato di Rakhine, a Myanmar, ex Birmania. “Fino al 30 agosto … 370 corpi di terroristi sono stati recuperati”, si legge in una dichiarazione su Facebook del Comandante in capo Min Aung Hlaing. Con il termine “terroristi” il militare fa riferimento ai militanti Rohingya. Negli scontri sono rimasti uccisi anche 15 uomini delle forze di sicurezza di Myanmar e 14 civili.
Massacro dei Rohingya, ma San Suu Kyi si tiene il Nobel
La Fondazione norvegese ha risposto alla petizione firmata da oltre 380mila persone in tutto il mondo e che chiedeva la restituzione del Nobel della pace. "Non è previsto dalle nostre regole"
globalist Modifica articolo
8 Settembre 2017 - 15.24
ATF
Native
Articoli correlati