La procura generale della Catalogna ha disposto che i procuratori provinciali indaghino sui sindaci che hanno accordato la loro collaborazione per l’organizzazione del referendum per l’autodeterminazione indetto, per il primo ottobre, dal parlamento catalano. Nel caso in cui non rispondessero alla convocazione davanti ai procuratori, per gli amministratori, dopo l’incriminazione formale e l’invito a nominare un difensore, scatterà l’arresto la cui esecuzione sarà affidata ai Mossos d’esquadra, la polizia autonoma della Catalogna.
E’ quindi ancora più evidente il muro contro muro tra la Generalitat (con la maggioranza indipendentista del parlamento catalano) ed il potere centrale, in tutte le sue forme, quali appunto la Procura generale che deve adeguarsi alle decisioni della Corte costituzionale che, dichiarando illegittimo il rferendum, ha tracciato la strada per le iniziative della magistratura inquirente.
La prescrizione della procura generale indica anche le priorità da seguire nell’esame dei Comuni che hanno già firmato i decreti per mettere a disposizione del presidente Puigdemont i locali dove installare i seggi. L’esame sul comportamento dei sindaci sarà fatto partire dai Comuni con il più alto numero di abitanti.
Il capo della procura, l’avvocato generale Jose Manuel Maza, nell’ordinanza ha anticipato che quei sindaci che dovessero essere ritenuti responsabili di disobbedienza andrebbero incontro ad una ammenda. Ma quelli che si rendessero responsabili di prevaricazione ed appropriazione indebita di fondi pubblici (cioè il loro utilizzo per fini illegali) , dopo la sospensione, potrebbero incorrere in condanne sino ad otto anni di reclusione.
La Procura generale contro gli indipendentisti catalani: 8 anni ai sindaci che collaborano al referendum
Ogni giorno si inasprisce il confronto tra governo centrale (e per esso magistratura) e Generalitat. I Mossos d'esquadra incaricati di arrestati gli amministratori ribelli
globalist Modifica articolo
13 Settembre 2017 - 13.02
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