Il Messico sconvolto da un terremoto di 7.1: secondo il coordinatore nazionale della Protezione civile messicana, Luis Felipe Puente, il bilancio è di 225 vittime. Di queste, ha scritto in un tweet, 86 si contano a Città del Messico, 71 nello Stato di Morelos, 43 in quello di Puebla, 12 nello Stato del Messico, 4 in quello di Guerrero e una in quello di Oaxaca.
E’ di 36 morti – 32 bambini e quattro adulti – il nuovo bilancio di vittime dopo il crollo della scuola ‘Enrique Rebsamen’ di Città del Messico, secondo un inviato del quotidiano Excelsior sul luogo del disastro. Secondo un conteggio non ufficiale, 14 persone sono state tratte in salvo dalla scuola, ma almeno una ventina potrebbero trovarsi ancora intrappolate sotto le macerie.
“Per il momento tra le vittime non ci sono italiani”, ha detto l’ambasciatore italiano a Città del Messico, Luigi Maccotta, in un’intervista a InBlu Radio, il network delle radio cattoliche italiane.
“Un terribile terremoto ha colpito il Messico – ha detto il Papa in udienza in piazza San Pietro – qui tra voi ci sono molti messicani, il terremoto ha causato vittime e danni materiali” e “in questo momento di dolore manifesto la a mia vicinanza a tutta la popolazione messicana” “chiedo a Dio onnipotente che accolga nel suo seno quelli che hanno perso la vita”. Ha ricordato quanti quanti “prestano soccorso” nel sisma, e ha invocato la “Vergine di Guadalupe, tanto cara alla nazione messicana”.
Una capitale, e un intero Paese, sotto shock. Nella prima notte dopo il fortissimo terremoto, Città del Messico conta i morti, mentre i soccorsi cercano disperatamente di salvare chi è rimasto sotto le macerie.
Il bilancio della mega-scossa di magnitudo 7.1 è tragico e nel corso della notte non ha mai smesso di aggravarsi. Di ora in ora, gli aggiornamenti sono stati costanti: la maggior parte dei morti nello stato di Morelas e a Città del Messico, oltre che a Puebla e negli stati del Messico e di Guererro.
A sottolineare la lotta contro il tempo per scavare tra i detriti alla ricerca dei sopravvissuti è stato tra gli altri il sindaco di Città del Messico Miguel Angel Mancera, che ha disposto lo ‘stato d’emergenza’ in tutta la città. Oltre agli uomini delle forze di sicurezza tantissimi volontari hanno preso parte alle operazioni di soccorso fin da subito dopo la mega-scossa delle 13,14 (ore locali).
Il rientro a casa di migliaia e migliaia di persone si è svolto in mezzo a numerose difficoltà e un clima caotico, tra l’altro per le fughe di gas e strade chiuse, molte delle quali senza semafori a causa dei black out, soprattutto nell’area del centro e del sud della capitale. Quasi 4 milioni e 600mila tra case, negozi e altri edifici sono senza elettricità in Messico: lo riferisce la compagnia elettrica nazionale citata dai media locali. La gran parte delle abitazioni senza elettricità si trovano nella zona della capitale e negli Stati di Guerrero, Morelos, Puebla, Oaxaca, e Tlaxcala.
“Ero in un bar prendendo un caffè nella zona di Prados de Coyoacan, è arrivata la scossa e sono stato letteralmente scaraventato fuori. In genere sono io a mantenere i nervi saldi, ma questa volta ho avuto tanta paura, sono stato confortato da chi mi stava vicino per strada”, racconta all’ANSA Marcos Martinez.
I commenti di tutti in città sono soprattutto due e mettono in luce i tratti fondamentali della scossa: la terra ha tremato in modo ancora più violento sia del devastante sisma del 1985 (10mila morti, anche questo un 19 settembre) sia di quello dello scorso 7 settembre, che ha avuto un’intensità maggiore (8,2) e nel quale hanno perso la vita 100 persone.