C’era una volta una squadra che indossava casacche a strisce rossonere che, dopo essere passata di mano, decise di diventare grande, con ambizioni dalla Champions in su. E lo fece comprando tutto quel che trovava in giro e rinnovando a cifre mostruose il contratto ad un portiere di 18 anni che, come tutti i bambini, per andare a letto presto senza piangere ha bisogno di avere accanto un pelouche, un pupazzetto, magari di Spiderman. Ma, essendo chiuso il negozio di gioattoli, gli hanno comprato il fratello, pure lui portiere. Compra qui e compra là, alla fine la squadra dai colori rossoneri è partita con ambizioni, come dire’, un tantito esagerate. Ma il topolino dei denti non ha lasciato una lira (sportivamente parlando) sotto il cuscino e la squadra va avanti soffrendo terribilmente e prendendole da tutte le probabili avverasarie nella corsa alla Champions. I colori sono gli stessi, ma non stiamo parlando del Foggia. Il Milan a tripla targa (come la Aston Martin di James Bond) Montella-Fassone-Mirabelli è in difficoltà enormi, che non sono solo quelle di vedere i contendenti nella corsa al vertice scappare, ma anche di non trovare il bandolo del gioco, incartandosi in moduli diversi che non fanno rendere al meglio il parco giocatori.
Oggi ha pareggiato per zero a zero con il Genoa che certo non è uno squadrone, ma cerca di restare con dignità nel calcio che conta. Il copione sembrava già scritto: il Milan affamato di vitttorie e punti doveva fare un boccone del Grifone genoano. Ed invece, a rendere la partita incerta, ci ha voluto pensare Leonardo Bonucci. Sì, il capitano nuovo di pacca, quello che doveva spostare gli equilibri e che ha avuto ponti d’oro per lasciare la Juve ed approdare nella Milano tanto cara ad un ex presidente del Consiglio. Sì , proprio quello che ha portato i bidet in Afirca ed insegnato ai suoi abitanti (grandi scop….) che prima di fare l’amore bisogna passare per i preliminari. Tornando a Bonucci, s’è fatto buttare fuori perché, in una delle solite tonnare in area (quella del Genoa, questa volta) in occasione di un calcio fermo, ha rifilato una gomitata alla fronte di Rosi, spaccandogliela. L’arbitro Giacomelli inizialmente non s’è accorto di nulla, ma poi l’angioletto custode dei direttori di gara, magari nelle vesti dei colleghi al Var, gli ha suggerito che forse era meglio dare un’occhiata al filmato dell’azione. Morale della favola: nessun principe azzurro, ma un cartellino rosso sventolato davanti alla faccia truce di Bonucci che ha negato tutto, disperatamente, come un marito fedifrago colto in fallo (non ridete, si dice così..) dalla moglie nega l’evidenza. In dieci contro undici, paradossamente il Milan ha mostrato carattere, cercando di vincere una partita compromessa a metà del primo tempo. Non c’è riuscito, ma qualcosa si è visto. Non parlo del gioco, ancora inesistente, ma nel carattere. E siccome in tempi di carestia anche un chicco di grano può essere utile, bisogna accontentarsi. Anche se Montella ed i suoi sono stati accompagnati negli spogliatoi da bordate di fischi. E poi, a sottolineare il momento particolare dell’allenatore rossonero, a fine partita ha polemizzato indirettamente con l’arbitro, come spesso gli capita di recente.
Se il Milan si trascina, la Roma corre, in termini di punteggio, anche se zoppica in quelli del gioco. A tirarla fuori dai casini ci ha pensato Kolarov, con la solita punizione dal limite che s’è infilata sotto la traversa di Sirigu. Minimo sforzo (uno a zero) e il Torino ha dovuto beccare una sconfitta interna che fa male. Se manca un giocatore fondamentale, come è Belotti, ci si può rammaricare, ma non farne un alibi. Mihajlovic non lo fa, a differenza di qualche dirigente granata. Questione di carattere.
Torna a vincere la Fiorentina che manda tre palloni nella porta del Benevento che le prende sempre ed è ancoratto al fondo della classifica con zero punti in nove partite. La sola domanda che ci si può porre è chi mai vorrebbe prendere il posto di Baroni.
Risorge il Sassuolo che batte a domicilio la Spal, che ha voluto dimostrare di avere un cuore grande come una casa, regalando a Politano, dopo appena 35 secondi, la palla del vantaggio. Una corsa di due secondi e la pratica-Spal è stata chiusa. La squadra di Semplici non ha ancora metabolizzato il salto di categoria e si vede perfettamente per quello che fa, ma soprattutto per quello che non fa, come ad esempio stare attenta alle fesserie.
E’ toccato a Thor-Cornelius il piacere di battere il Bologna, annunciato in gran spolvero, ma spentosi alla distanza. L’Atalanta, che vola in Europe League, in campionato stenta tantissimo e la vittoria di oggi è aria pura nei polmoni incatarrati dei nerazzurri. Che stasera festeggiano, ma non tutti, perché Gasperini dai suoi si aspetta ben altro.
Infine il derby di Verona che è andato al Chievo, a conclusione di una gara scoppiettante, dove il risultato finale (3 a 2 per i clivensi) poteva essere diverso, anche se l’Hellas ha giocato per molto tempo in inferiorità numerica. Poi, a dare speranze a noi vecchietti, ci ha pensato nonno Pellissier, con un golletto a fare felice la porzione di Verona che non tifa per il Verona.