Per le Nazioni Unite sono evidenti le responsabilità del regime siriano di Bashar al Assad nell’attacco con i gas (sarin) che, nella scorsa primavera, a Khan Cheikhoune, ha provocato la morte di decine di persone. Sull’attacco, messo a segno il quattro aprile scorso, un gruppo di esperti dell’Onu ha redatto un rapporto, reso noto ieri sera.
Secondo l’ONU, 83 persone, tra cui molti bambini, sono morte e centinaia rimaste intossicate nel bombardamento di Khan Cheikhoune, città della Siria nord-occidentale, controllata, nel tempo, da ribelli e jihadisti.
Damasco, spalleggiata dalla Russia, alleata del regine di Assad, ha negato il suo coinvolgimento, ma esperti delle Nazioni Unite e dell’Organizzazione per il Divieto delle Armi Chimiche, confutano questa linea di difesa, sostenendo che il gas sarin sia stato ”propagato da una bomba aerea lanciata da un aereo”.
“Il Consiglio di sicurezza deve inviare un messaggio chiaro: l’uso di armi chimiche non sarà tollerato e deve essere garantito pieno sostegno agli investigatori indipendenti”, ha dichiarato l’ambasciatore statunitense alle Nazioni Unite, Nikki Haley.
La strage del 4 aprile, attribuito alle forze del regime di Bashar Al-Assad, fu alla base della decisione americana di attaccare una base aerea siriana, contro cui furono lanciati 59 missili nella notte tra il 6 e 7 aprile.
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