Trump ancora all'attacco dell'Fbi, questa volta nel mirino il numero due del Bureau
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Trump ancora all'attacco dell'Fbi, questa volta nel mirino il numero due del Bureau

Il presidente pretende che Andrew McCabe, che odia cordialmente, si dimetta subito e non aspetti marzo quando maturerà il diritto alla pensione

Andrew McCabe
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24 Dicembre 2017 - 09.29


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Mettiamoci nei panni delle migliaia di agenti dell’Fbi che ogni santo giorno che Dio manda in Terra leggono e sentono il presidente degli Stati Uniti prendersela con il Bureau per quello che fa, che ha fatto, quello che non fa e non ha fatto, vedendo il loro ruolo ed il loro prestigio inficiato da attacchi quotidiani che rasentano spessissimo l’insulto.
A scuotere una volta di più il Bureau è la paradossale vicenda delle dimissioni del numero due dell’Fbi, Andrew McCabe, inviso a Trump al punto che il presidente sta contestando apertamente il diritto del funzionario di aspettare marzo per andare in pensione. La signorilità di Trup è tale che si è chiesto ironicamente perché l’America deve aspettare altri novanta giorni per togliersi dalle scatole l’investigatore che certo non appare nella schiera dei suoi ammiratori. “Il vicedirettore dell’Fbi Andrew McCabe sta facendo una corsa contro il tempo per andare in pensione con tutti i benefici. Dobbiamo aspettare ancora 90 giorni?”, ha twittato Trump.
L’odio, manifesto, che Trump (che, da presidente degli Stati Uniti, dovrebbe essere almeno una spanna sopra le umane miserie) nutre nei confronti di McCabe è da mettere in relazione a vicende che legherebbero la moglie al clan dei Clinton, che ”The Donald” vorrebbe letteralmente cancellare dalla scena politica.
Anche se non sono più i tempi in cui Edgard Hoover aveva fatto del Bureau una sua personalissima creatura, che piegava ai suoi interessi a colpi di dossier segreti e (presumibilmente) pressioni e piccoli ricatti – ciascuno ha i suoi scheletri nell’armadio – , l’Fbi ha un suo ruolo importantissimo in seno agli Stati Uniti, e non solo limitatamente alla repressione dei crimini federali.
L’Fbi, al di là delle distorsioni del periodo di Hoover, è stata una delle poche certezza degli americani. al di là dello stereotipo che si erano fatti degli agenti, tutti incorruttibili, tutti eguali, nel pensare e nel vestire. Ma almeno c’erano e garantivano che il livello della giustizia, affidata alle polizie locali, non scendesse sotto il limite minimo della decenza. Ma Donald Trump ha una visione tutta sua del ruolo che ricopre e quindi pensa che un Fbi degno di tal nome non può e non deve allontanarsi dalla sua idea della società americana. Quindi quanto più corto sarà il guinzaglio al collo del Bureau, tanto più la Casa Bianca ne controllerà le indagini, con una contaminazione dei poteri mai vista negli Stati Uniti e certo non accettabile.
Lo spoil system è una costante politica americana che, all’arrivo di una nuova amministrazione, fa seguire la sostituzione dei vertici della macchina pubblica, a maggior ragione quella federale. Ma qui Trump sta andando ben oltre, perché non ne fa una questione politica, ma meramente di vendetta personale. L’uomo è questo e se ne stanno accorgendo anche coloro che non sono americani.

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