E’ quasi un’unanime levata di scudi dei tennisti impegnati negli Australian Open contro gli organizzatori che non sembrano volere prendere in considerazione l’allarme lanciato dagli atleti contro il troppo caldo che sta provocando malori a raffica. Le temperature torride a Malbourne – molto spesso si aggirano intorno ai 40 gradi – vengono contrastate con bibite fredde, impacchi di ghiaccio o o spugnature con acqua gelida, ma senza grandi risultati.
I giocatori hanno chiesto un cambio del regolamente per evitare che giocare in un caldo insopportabile si tramuti in un inferno. Ma gli organizzatori sembrano non volerci stare a sentire.
A Melbourne, c’è una regola che permette l’interruzione delle partite in caso di troppo calore. Però tale condizione non dipende solo dal caldo, ma anche da una complessa combinazione di temperatura, umidità e velocità del vento.
A quanto pare, tale combinazione non è stata rilevata, nonostante la temperatura abbia superato spesso i 40 ° C. Si è continuato a giocare, come se nulla fosse accaduto, per la rabbia di molti giocatori. Peraltro l’ultima interruzione per il caldo risale al 2014.
“Ho l’impressione che stiano aspettando una tragedia. Non siamo robot, non siamo pedine che qualcuno mette in campo”, ha protestato Alize Cornet, dopo la sua sconfitta contro la belga Elise Mertens, causata anche da un malore avuto in campo.
“Nessuno vuole vivere quello che abbiamo vissuto in campo in questi ultimi due giorni. Vogliamo che la regola cambi. Capisco che loro (gli organizzatori, ndr) vogliano che si giochi. Sono affari”, ha detto ancora Alize Carnet, che si è anche augurata che i giocatori si coalizzino e boicottino il torneo, perché ”la nostra salute non è presa in considerazione”.
Lo stesso Rafa Nadal (che ha evitato le ore più calde avendo giocato a notte fonda) ha ammesso che “a volte è troppo e può diventare pericoloso. Non è bello vedere i giocatori soffrire così in campo”.
Sulla stessa linea Novak Djokovic: ”In certi giorni, il supervisore del torneo dovrebbe riconoscere che i giocatori devono essere autorizzati a lasciare alcune ore per il caldio. So che c’è la questione dei biglietti. Se le partite non si svolgono, le persone non saranno felici”.
Ma gli organizzatori sembrano irremovibili: “Per i giocatori, ci sono le borse di ghiaccio, i periodi di riposo più lunghi e, naturalmente, sono all’ombra sulle loro sedie. Sono atleti professionisti “, ha detto il direttore del torneo Craig Tiley.
Australian Open: tennisti in rivolta, troppo caldo, si rischia una tragedia
Molte partite giocate con oltre 40 gradi. Si moltiplicano i malori e la richiesta di modificare gli orari. Ma gli organizzatori sono irremovibili: sono professionisti, che giochino
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19 Gennaio 2018 - 17.01
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