Emergono particolari sempre più raccapriccianti sulla fine di Kim Wall, la giornalista svedese uccisa e smembrata dall’inventore danese Peter Madsen, a bordo del sottomarino che l’uomo aveva costruito.
Il pubblico ministero danese, che sta istruendo l’inchiesta, ha rivelato che Madsen, nello scorso agosto, prima di legare e uccidere la giornalista e farne a pezzi il cadavere gettandolo poi in mare, l’ha anche violentata.
Non si è trattato, comunque, di un omicidio d’impeto o di un incidente (come l’imputato ha cercato di sostenere), perché Peter Madsen premeditò la sua azione, caricando sul sottomarino la sega usata per smembrare il cadavere, il cacciavite con cui colpì ripetutamente Kim Wall e le corde utilizzate per immobilizzare la sua vittima.
La causa esatta della morte della giornalista (i resti sono stati trovati a distanza di tempo, dopo una prolungata permanenza in mare) non è stata ancora stabilita, ma la pubblica accusa crede che Kim Wall sia stata strangolata o che le siano state tagliate le vene.
Il 16 gennaio contro Madsen sono state formalizzate le accuse di omicidio e violenza sessuale, cui probabilmente saranno aggiunte quelle relative al vilipendio del cadavere ed al suo tentativo di disfarsene buttandolo in mare.
Kim Wall, che aveva 30 ani, salì a bordo del Nautilus (così Madsen aveva chiamato il suo sottomarino) il 10 agosto. Il suo compagno, preoccupato per non avere avuto più notizie di lei, ne denunciò la scomparsa l’11 agosto. Lo stesso giorno, Peter Madsen fu salvato dalle autorità danesi nelle acque dell’Oresund, tra le coste della Danimarca e della Svezia, poco dopo l’affondamento del suo sottomarino, che gli investigatori ritengono abbia intenzionalmente danneggiato, forse nel tentativo di cancellare ogni traccia dell’omicidio.
Peter Madsen inizialmente ha affermato di avere lasciato la giornalista ancora viva sulla punta dell’isola di Refshaleoen a Copenaghen. Poi, il 21 agosto, ha confessato di aver gettato il corpo della giornalista morta a causa di un incidente, negando di averne mutilato il cadavere.
In ottobre, nella girandola di fandonie e mezze verità messa in piedi, ha ammesso di avere fatto a pezzi il corpo della giornalista, negando però ancora una volta l’omicidio e dando la sua spiegazione, ”è morta a causa dell’avvelenamento da monossido di carbonio nel sottomarino”.
Il Nautilus, lungo diciotto metri e con una stazza di 40 tonnellate, è diventato nel 2008 il più grande sottomarino privato al mondo.
Uccisa e smembrata: la giornalista Kim Wall fu anche violentata da Peter Madsen
Sempre più orribile la ricostruzione delle ultime ore della giornalista, uccisa e fatta a pezzi dall'inventore su un sottomarino. Lui intanto si ostina a negare l'omicidio: fu incidente
globalist Modifica articolo
24 Gennaio 2018 - 13.04
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