Gli ultimi bombardamenti – nella giornata di ieri – nell’enclave ribelle di Ghouta orientale, alla periferia di Damasco, hanno provocato la morte di ottanta persone. A riferirlo è l’Osservatorio siriano per i diritti umani, secondo il quale la giornata di ieri è stata la più letale – in termini di vittime – da quando il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite, nello scorso mese di febbraio, ha chiesto un cessate il fuoco in tutta la Siria. Appello che è stato ignorato dalle forze governative che hanno anzi intensificato le azioni contro la parte orientale di Ghouta.
Secondo le Nazioni unite, nell’enclave ribelle sono intrappolate oltre 400 mila persone che, per sfuggire alla violenza dei bombardamenti con aerei e dei cannoneggiamenti, vivono negi scantinati.
L’organizzazione caritatevole della Syrian American Medical Society, che sostiene diversi ospedali nella Ghouta orientale, ha dato un bilancio delle vittime leggermente inferiore all’Osservatorio, dicendo che 79 persone sono state uccise.
Le Nazioni Unite stimano che 400.000 persone siano intrappolate sotto un assedio governativo nell’area.