Mani mozzate trovate in Siberia: non è stato un serial killer ma il giallo resta
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Mani mozzate trovate in Siberia: non è stato un serial killer ma il giallo resta

La polizia pensa a uno smaltimento improprio di un laboratorio forense. Ma le ipotesi macabri non sono state del tutto escluse

Le mani ritrovate in Siberia
Le mani ritrovate in Siberia
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Maria Magarik Modifica articolo

10 Marzo 2018 - 19.00


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Giallo chiuso quello che ha tenuto la Russia col fiato sospeso? Forse c’è la risposta a quella montagna di mani mozzate trovata in un angolo gelido del Paese. L’ipotesi è che le mani mozzate siano state conservate in un laboratorio forense e che forse siano state smaltite in modo inappropriato per motivi non ancora chiariti. In attesa della conferma, la Russia ha vissuto – e comunque continua a vivere – un thriller che per dimensioni ha riportato alla mente un incubo vissuto tanti anni fa.
Lo scenario del giallo, un’area disabitata vicino al fiume Beshenaja. A frequentarla, per lo più, appassionati pescatori disposti a sfidare il gelo, e che per pescare sono costretti a fare un buco nel ghiaccio. E’ stato uno di loro che all’improvviso si è trovato davanti uno spettacolo orribile. Ha visto spuntare dalla neve e dal ghiaccio una prima mano mozzata. Spostato un cumulo bianco, ecco riaffiorare un sacco. All’interno, l’orrore: 54 arti amputati, quel che rimaneva – si è pensato – di 27 vittime senza volto e senza nome.
E’ stato lo stesso pescatore a ricostruire il mattino da incubo agli investigatori e ad una troupe della tv regionale arrivata in quest’inferno di ghiaccio. Una scoperta comunque inquietante quella fatta vicino a Chabarovsk, città della zona orientale della Russia, al confine con la Cina. Subito apparso un giallo mai vissuto. Investigatori alle prese con una indagine finita immediatamente sulle prime pagine dei giornali nazionali,e rimbalzata in quelli di mezzo mondo.
A pochi giorni dal voto per le presidenziali, Paese col fiato sospeso, davanti a quello che appariva un caso che rinviava ai tempi di Shekatilo, il mostro di Rostov, forse uno dei più famosi serial-killer della storia, certamente quello che ha segnato di profondo nero la cronaca del Paese. Seminò il terrore nella Russia meridionale per almeno 20 anni, con morti che fecero precipitare l’Unione Sovietica nel terrore.
Gli inquirenti di Chabarvosk hanno lavorato senza risparmiare uomini e forze per capire quale terribile storia nascondeva quel sacco, quelle mutilazioni. Archiviata  l’ipotesi che in un primo momento portava ad esperimenti sui cadaveri operati da studenti di medicina, restavano due piste, entrambi terribili. Una, quella che portava al traffico di organi, fenomeno che realmente imperversa tra la Cina e la Russia. L’altra ipotizzava che quelle mani mozzate fossero il frutto di una giustizia sommaria che da queste parti punisce così terribilmente i furti.
L’indagine della Scientifica ha ricordato già nei primissimi passi quella di”Gorky Park”, il thriller con William Hiurt. In attesa che maturasse quella che appare come una soluzione del giallo, l’immensa Russia si è interrogata sul mistero di quelle mani mozzate della lontana e fredda Chabarovsk, distraendosi da una competizione elettorale senza emozioni, ma ha acceso i riflettori su altri terribili fenomeni, il traffico di organi, l’esistenza di una giustizia parallela violenta e spietata. Se la risposta al giallo è quella che si delinea, non resta che tornare ad una vigilia elettorale senza suspense.

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